05/12/09

4. GRIZZLY BEAR. Veckatimest.



4
GRIZZLY BEAR
Veckatimest
(Warp)


Tanto per cominciare, parlando da consultatore compulsivo di Google Maps, ribadisco quanto detto a Ed Droste stesso in sede di intervista qualche tempo fa: intitolare un album come un'isola minuscola e disabitata della costa del Massachusetts (eccola!) è un gesto bellissimo.
Altrettanto se non più bello ancora è il terzo album dei Grizzly Bear. Una via moderna e personale al folk corale che tanto va di moda di questi tempi, riuscita nei minimi particolari. Che sono tanti, i minimi particolari, e suonando il più delle volte geniali e inattesi contribuiscono alla natura davvero poco convenzionale di Veckatimest.
Le sue dodici canzoni hanno quasi sempre uno svolgimento imprevedibile, deviano dai consueti percorsi di strofe e ritornelli e fanno in modo piuttosto che tutto sia contemporaneamente strofa e ritornello, o nessuno dei due, con nostra somma felicità. I quattro newyorkesi hanno un gusto per la ricchezza degli arrangiamenti, per i cambi repentini, per la meno battuta fra le strade possibili che sfiora il barocco, ma ne restano indenni, trasformando un lavoro formalmente complicato in un gioiello di grazia e misura. Al suo interno, un susseguirsi di sorprese e dolcezze, acustico ed elettrico, archi e cori, picchi di euforia e di intimità, un lirismo che riesce a colpirci al cuore senza alcunchè di banale. E quella là bella della pubblicità di quell'automobile.

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