28/09/11

Diversi ma uguali

Qualche altro giorno in libreria, ed ecco il corrispettivo prettamente maschile (cfr. Luigio Guastardo Della Radica) di quel filone invece prettamente femminile.
L'affare è talmente incredibile, e a suo modo geniale, da non meritare ulteriori parole. Se oggi entriamo in più o meno qualunque libreria italiana troviamo - tutti fra le novità - i seguenti titoli:

L'infiltrato, di Antonio Salas, Newton Compton (titolo originale: El Palestino);
Il superstite, di Wulf Dorn, Corbaccio (titolo originale: Kalte Stille, "Silenzio freddo");
Il professore, di John Katzenbach, Fazi (titolo originale: What Comes Next );
L'addestratore, di Jeffery Deaver, Rizzoli (titolo originale: Edge);
Il negoziatore, di James Patterson e Michael Ledwidge, Longanesi (titolo originale: Step on a Crack);
L'osservatore, di Franck Thilliez, Nord (titolo originale: Le syndrome E);
Il paziente, di Nicci French, Sperling & Kupfer (titolo originale: Blue Monday);
Il carnefice, di Francesca Bertuzzi, Newton Compton (ovvero, il primo esempio di titolo italiano originale adeguato al trend).

Ma non è tutto, tenetevi forte.
Il 23 agosto esce Il persecutore, di Rory Clements, Piemme (titolo originale: Revenger) e l'8 settembre esce Il persecutore, di Ian Rankin, Longanesi (titolo originale: The Complaints).
Il 22 settembre esce Il burattinaio, di Torsten Pettersson, Newton Compton (titolo originale: Göm mig i ditt hjärta, "Nascondimi nel tuo cuore") e il 27 esce settembre Il burattinaio, di Francesco Barbi, Dalai.

E qui veramente avremmo pagato per vedere le facce nelle rispettive redazioni, quando hanno scoperto che la stessa idea geniale l'avevano avuta anche degli altri.

26/09/11

"Come ti gira dopo un colpo di pistola/Ti vedo un po' a corto di numeri"



















"Non ho chiuso il bar perchè non mi è sembrato opportuno - ha detto la titolare Pierina Giani - si è trattato di una fatto certo grave, ma voluto dalla signora. Mi spiace molto, era una donna gentile che da anni la domenica faceva colazione da noi, si sedeva al tavolo, consumava, dava la mancia e usciva. Ma perchè chiudere il bar? Aspettavo per pranzo 100 turisti in arrivo da Milano ed il locale era pieno di gente. Io devo pensare al locale, a pagare i dipendenti, e poi forse la signora avrebbe preferito questa riservatezza".

Nel delirio totale di questa dichiarazione - resa ai giornali dalla titolare del famoso bar torinese in cui questa mattina una donna si è chiusa in bagno e si è sparata, per spiegare la mancata chiusura del bar stesso - c'è una cosa che trovo particolarmente delirante.

"Devo pensare a pagare i dipendenti".
L'accenno buttato lì, la frase-chiave sentita mille volte alla tv in questi tempi grami e ripetuta ad arte sapendo che nessuno, a quel punto, avrà da ribattere.
Pericolosa, molto pericolosa.
La signora Giani vuole forse dire che chiudendo il bar per un paio d'ore, mossa da umana pietà o anche solo da buonsenso (per fare lavorare meglio polizia e ambulanza...), il mancato incasso sarebbe stato in qualche maniera diretta o indiretta scontato dai baristi e dai camerieri?
I suoi lavorano forse a cottimo, a cappuccini serviti e tramezzini riempiti, o hanno invece uno stipendio, in regola o in nero che esso sia, e quello stipendio alla fine del mese incassano?
Vi immaginate il vostro datore di lavoro che al momento di darvi la busta paga vi dice così: "Quel giorno siamo stati chiusi perché una si è sparata nel nostro bagno (o perchè si è allagata la cucina, o perchè si è rotta la serratura della saracinesca) e quindi ti pago di meno"?
Il rischio d'impresa è dell'imprenditore, non del dipendente. Quando l'impresa fa utili, la signora Giani non chiama i baristi e i camerieri per dividerli.

09/09/11

Ingrata "Juventuse"

Non trovate anche voi piuttosto contraddittorio che ieri, alla festa per l'inaugurazione del nuovo stadio della Giuventus, si contassero 29 scudetti vinti e non 27, ma non fossero invitati Luciano Moggi e Antonio Giraudo?

07/09/11

La seconda "i"

Su quanto e come le lingue straniere - senza scomodare il mandarino e nemmeno lo spagnolo, le prime due al mondo, restiamo per prudenza sulla terza e più convenzionalmente universale inglese - siano parlate dagli italiani, ci sarebbe da scrivere una tesi di laurea.

Personalmente, ho un debole per questo breve video girato durante il piccolo pogrom di Rosarno del gennaio 2010, in cui un presunto baluba zulu ignorante sintetizza come meglio non si potrebbe lo stato delle cose a riguardo.

Rosarno (Italy) - African citizen explain the protest from AfricanewsITALY on Vimeo.

E, sempre personalmente, ho provato brividi di natura perversa quando un amico, di professione fonico per un noto giovane ("Ma giovani..." "Sotto i cinquantacinque anni") gruppo rock italiano, mi ha raccontato di come presso il celebre festival estivo ungherese Sziget esista, oltre al campeggio libero e a quello VIP, il cosiddetto "campeggio italiano". Ovvero, un'area consigliata esplicitamente ai nostri connazionali ("ristorante italiano, info point con staff che parla italiano e inglese e con prese per caricabatterie. Operato da L'Alternativa Srl, venduto in Italia ed Olanda") e creata perchè, secondo quanto detto al mio amico da una organizzatrice dell'evento, nessuno degli italiani parla inglese ed è più semplice e comodo raggrupparli tutti insieme.
Che all'estero cercano comunque cibo italiano perchè è sempre il più buono, e che vengono dalla seconda nazione al mondo con più cellulari pro-capite, non lo ha detto ma lo ha sicuramente pensato.

Di isi pil (si scrive come si legge) e carefree (si legge come si scrive) non parlo nemmeno. Così come non apro il solito buco nero del doppiaggio di film e programmi tv (però cazzo, almeno le repliche delle repliche di Bourdain su Rai5 le vogliamo sottotitolare e non doppiare?).
Apro invece quello, anch'esso esplorato fino allo sfinimento, dei titoli che in Italia vengono dati ai film stranieri, perché da lì arriva lo spunto.

Da qualche tempo lavoro in libreria, in una nota catena nazionale che vende anche dischi e film. Vedo sullo scaffale il dvd di Away We Go di Sam Mendes, che mi avevano prestato in lingua originale, e vedo - con discreto ritardo, essendo uscito nei cinema alla fine del 2010 - che è stato intitolato American Life. Il che porta l'arte italica del titolo a cazzo di cane a un livello superiore.
Ovvero: non cambio il titolo in inglese con la sua traduzione in italiano (legittimo, lo concedo) e nemmeno cambio il titolo in inglese con un titolo in italiano che non c'entra nulla (pessimo).
No, cambio il titolo in inglese CON UN ALTRO TITOLO IN INGLESE, che non c'entra nulla.
Ma che c'entra eccome, intitolandosi American Beauty il precedente e molto fortunato film dello stesso regista. Il quale, ignaro dei meccanismi di marketing dei media italiani e di quelli mentali del pubblico italiano, passerà pure per uomo di scarsa fantasia che approfitta della situazione.
(Ora che ci penso, lo stesso vale per Denis Arcand: Le invasioni barbariche per Les invasions barbares ci stava, per carità, ma Le età barbariche per L'âge des ténèbres? Ok, chiudiamo subito la parentesi o fra un attimo ce ne sono altri mille).

Creo un filone, insomma.
Poco distante da quel dvd sta lo scaffale con la classifica dei libri più venduti, e lì noto lo stesso meccanismo applicato ai libri. Di autori diversi.
Sembra uno scherzo, cazzo.
Il linguaggio segreto dei fiori, di Vanessa Diffenbaugh, Garzanti (titolo originale: The Language of Flowers); e a rimorchio:
- Il profumo delle foglie di limone, di Clara Sánchez, sempre Garzanti (titolo originale: Lo que esconde tu nombre);
- Il profumo della cannella, di Samar Yazbek, Castelvecchi (titolo originale: Ra'ihat al-Qirfa, in inglese chissà quanto fedele Cinnamon);
- Il profumo del tè e dell'amore, di Fiona Neill, Newton Compton (titolo originale: Friends, Lovers and Other Indiscretions);
- Il gusto segreto del cioccolato amaro, di Kevin Alan Milne, Sperling & Kupfer (titolo originale: Sweet Misfortune).

[10/9 - manco a farlo apposta, ieri vado al lavoro e ne trovo altri due appena usciti:
- Il segreto della collana di perle, di Jane Corry, Newton Compton (titolo originale: The Pearls);
- Gli ingredienti segreti dell'amore, di Nicolas Barreau, Feltrinelli (titolo originale: Das Lächeln der Frauen, in italiano "I sorrisi delle donne").]

[12/9 - manco a farlo apposta, oggi vado al lavoro e ne trovo altri tre:
- Gli ingredienti dell'amore perfetto, di Kate Jacobs, Piemme (titolo originale: Comfort Food);
- Il gusto proibito dello zenzero, di Jamie Ford, Garzanti (titolo originale: Hotel on the Corner of Bitter and Sweet);
- Un'eredità di avorio e ambra, di Edmund de Waal, Bollati Boringhieri (addirittura!) (titolo originale: The Hare with Amber Eyes. A Hidden Inheritance).]

Non siamo considerati molto intelligenti, insomma. Forse a ragione.

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