29/07/11

(Still) Buying Records / 46


Fiorentini!

Mercoledì prossimo, 3 agosto, sono a Firenze.
Alle 19, al Cortile delle Oblate, discorro con Emidio Clementi sul tema "Fra radici e globalizzazione il rock si esprime nella propria lingua, quale collocazione nel panorama internazionale?".
A seguire, reading dello stesso Emidio Clementi con Stefano Pilia.
A seguire seguire, dj set del sottoscritto in luogo da definirsi. Dettagli a breve.

23/07/11

Padroni a casa nostra

Perdonate la digressione in argomenti faceti, nei giorni tristi di Oslo e di Amy Winehouse.
Sono state inaugurate oggi a Monza le sedi distaccate, o cosa diavolo sono, di quattro ministeri. Ammettiamo per un attimo che la faccenda dello spostamento di qualche ministero sia una cosa seria, necessaria e motivata; è difficile, lo so, ma vi assicuro che la simulazione dura poco.

Uno si aspetterebbe che a Monza e più in generale in Lombardia venissero spostati ministeri che hanno a che fare con il territorio in questione, scelti in base alle sue peculiarità. Che so, quello dello Sviluppo Economico ad esempio, i quello del Lavoro, visto che da una vita ci martellano con Milano capitale economica e locomotore del Paese; quello di Infrastrutture e Trasporti o quello delle Politiche Europee, vista la vicinanza con l'Europa che conta. O quello di Economia e Finanze, naturalmente.

E invece no, si decide su base etnica.
A Monza che ministeri ci vanno? Quelli di quattro ministri lombardi, fra i quali due dei tre ministri leghisti. Che infatti festeggiano come avessero aperto una sede della Lega, e al loro popolo vendono la baracconata come conquista epocale.

La sensazione è che se Brambilla fosse stata ministro della Difesa, Bossi dei Beni Culturali, Calderoli delle Pari Opportunità e Tremonti della Gioventù, a Monza ci sarebbero andati comunque sempre loro.

20/07/11

Mobilità

















Scopro solo ora, diventato pendolare per lavoro, che la stazione Lingotto della nuovissima metropolitana di Torino non è situata in prossimità della omonima stazione ferroviaria. Come logica vorrebbe, trattandosi di un frequentatissimo scalo passeggeri passante che collega la città con tutte le destinazioni a sud (e dopo che per anni ci è stato detto che l'asse futuro sarebbe diventato quello Lingotto-Porta Susa, con relativo ridimensionamento della vecchia stazione centrale di testa di Porta Nuova).
No, la stazione della metropolitana è situata un kilometro più in là, davanti all'ex-stabilimento FIAT del Lingotto, in via Nizza, che oggi ospita un grande centro commerciale (con supermercato alimentare naturale di fianco), un cinema multisala, un paio di alberghi. Il nome Lingotto sta per quello.
Non serve quindi a chi deve spostarsi, ma a chi deve spendere dei soldi. Il kilometro a piedi con le valigie lo faccia chi ha la coincidenza per Cuneo o Asti, non chi esce con la borsa della spesa piena dall'8 Gallery o da Eataly.
Alla faccia della mobilità.

19/07/11

C'è un medico in sala?



















Provateci voi, ad avere un attacco di panico in mezzo al mare, durante la 10km di fondo ai mondiali di nuoto.
Ma soprattutto, provateci voi a sentire il vostro medico - il medico della nazionale italiana di nuoto, Sergio Crescenzi - che subito dopo dichiara: "Ha avuto una crisi respiratoria in mezzo al gruppo e si è messa paura, ma sta bene. È solo una cosa psicologica".

A parte che viene prima l'attacco di panico e dopo la crisi respiratoria, e non il contrario; una è sintomo dell'altro, non causa. Lo sa persino chi fa le didascalie delle galleria fotografiche sul sito di Repubblica, e ho detto tutto.
Ma comunque: si è messa paura??? È solo una cosa psicologica???
E quindi? Nulla di cui preoccuparsi sul serio, trattandosi di sport? Tutte cazzate?
L'aspetto psicologico è una cosa secondaria nella salute delle persone, soprattutto di quelle che - volendo guardarla anche solo dal punto di vista del medagliere - praticano sport a livello agonistico?
E dove crede di essere il dottore per parlare così, al bar con la Gazzetta aperta davanti?
Lo sa il dottore che Giorgia Consiglio, potendo scegliere, avrebbe molto probabilmente preferito uno stiramento, uno strappo, una frattura scomposta, un danno fisico anche grave a quello che ha vissuto?

Probabilmente no. Dopotutto, viviamo nel Paese in cui una squadra di calcio in crisi che decide di rivolgersi a uno psicologo (la Lazio di un annetto fa, ad esempio) non solo fa notizia come se si trattasse di chissà che cosa strana, ma alla fine deve rinunciare, perché i suoi stessi giocatori ne rifiutano l'aiuto.
Non siamo matti, non siamo femminucce, sono problemi da niente che risolviamo da soli.

(Still) Buying Records / 42



















14/07/11

Cinquantanove Posse


Non so quanto c'entri con il fatto che alla maturità io sia uscito con 59 quando ancora il voto era in sessantesimi (non ridete pezzi di merda), ma raramente le due serie di compilation mixate del celebre locale londinese Fabric - entrambe numerate progressivamente - hanno azzeccato l'accoppiata come queste numero 59, appunto.

Jamie Jones firma Fabric 59 il 12 settembre, Four Tet replica una settimana più tardi con Fabriclive 59. Se la prima è all'altezza della seconda, che sto sentendo in questo istante con sommo godimento, buon ascolto davvero.

12/07/11

"...e puoi giurarci, io non sono l'italiano medio"


Proponessero anche l'abolizione dell'esercito, la nazionalizzazione delle banche e "Lo straniero" di Sangue Misto come inno nazionale, io due così non li voterei comunque MAI.

04/07/11

"Chi è legale e chi illegale?"

"Perché se tu protesti e non ti ascoltano, poi insisti e ti criminalizzano su giornali e televisioni, poi continui e allora ti riempiono di manganellate oppure ti gasano con lacrimogeni sparati ad altezza uomo e contenenti armi chimiche vietate, alla fine persino tu, che non faresti male a una mosca, sei solo contento se qualcuno gli spacca la faccia: perché se lo sono proprio meritato, perché finalmente qualcuno ti difende. Sono estremisti violenti? Non importa, meglio che niente, meglio che farsi pestare dalla polizia."

Benchè non ami particolarmente il Movimento 5 Stelle, non posso che sottoscrivere queste parole di Vittorio Bertola riguardo quanto successo in Val Susa il 3 luglio. Mi sembrano molto più autenticamente democratiche di quelle del PD, ad esempio.

Forse Bersani sul suo computer non ha YouTube.

03/07/11

Risposte

Le pericolose analogie fra questo e questo.

01/07/11

Papà guarda, un video!



L'immenso Fabio Nirta me lo aveva detto in tutti i modi, quando una mattina di marzo era venuto a prendermi all'aeroporto di Lamezia Terme. Per tutto il tragitto fino a Settimo di Montalto Uffugo (esiste davvero, e noi ci eravamo diretti, per di più - in un pazzesco cortocircuito di immigrazione alla rovescia - in via Settimo Torinese) non fece altro che raccontarmi di quanto il suo amico Dario Brunori, ai più noto come Brunori Sas, fosse un genio della musica e soprattutto delle parole.
Io, un po' assonnato dalla levataccia e sommerso dalle pile di dischi che sulla mia scrivania ancora aspettano di essere ascoltati, risposi con il più classico e pietoso dei "lo so, me lo hanno detto in tanti, prima o poi devo ascoltarlo". Non il massimo per un giornalista musicale, ne converrete, essendo il suo Vol. 1 uscito nel 2009, ed avendo vinto il Premio Ciampi 2009 e la Targa Siae/Club Tenco 2010 come miglior esordio. Ma stare sempre al passo e informati su tutto, ragazzi, è una faticaccia. Anche se si tratta di cose belle come la musica.

Ora, chi segue questo blog sa che non parlo spesso di musica e basta. Anzi non ne parlo quasi mai, anche se ogni giorno la notiziola da commentare - fra quelle che arrivano via mail dagli uffici stampa, quelle pescate da siti stranieri e quelle (più rare) in cui ci si imbatte girando in rete spinti dalla curiosità e dalle associazioni di idee - ci sarebbe. Ma trattandosi di quello che faccio sulla cara vecchia carta ("i colleghi della carta stampata", cit. Novantesimo Minuto) ogni mese, raramente ho voglia di farlo anche qui. Anche se forse potrei.
Ora, io non so se Dario Brunori sia un genio come dicono alcuni o un peracottaro come dicono altri, i suoi dischi devo ancora recuperarli e sentirli. Ma la comparsa nella giornata di ieri di questa cosa (che non posso incorporare qui, essendo una esclusiva di Wired.it ancora per qualche giorno) mi sta facendo propendere per la prima opzione. A patto che il cantautore cosentino divida la qualifica con Giacomo Triglia, regista del video in questione (nonchè uno dei creatori della web tv musicale sudista Trallalàlla), perchè si tratta di una delle migliori interazioni fra canzone e relativo video viste da tempo. Immagini che accompagnano il testo senza che uno faccia da didascalia alle altre e viceversa; immagini visionarie senza perdere di vista l'impianto narrativo del testo. Si ha voglia di arrivare alla fine del video insomma, e di rimetterlo da capo, cosa che (almeno al sottoscritto) non succede praticamente mai. Si vede che Triglia e Brunori sono innanzitutto amici, insomma.

Leviamocelo di mezzo: c'è molto Rino Gaetano, è vero, e non è solo pigrizia estetica - lo sapete, ogni centrocampista grosso e nero di pelle una volta era "un nuovo Desailly", il biondo Krasic è naturalmente "l'erede di Nedved", i Battles senza Tyondai Braxton non valgono nulla e via così - dovuta alla comune provenienza calabrese e a un tono di voce simile. Ma nella musica, nelle parole e nel video di Rosa ci sono anche tanti altri particolari divertenti, toccanti, geniali. Appunto.

Per esempio.
- il ritmo Bo Diddley acustico che sostiene il pezzo;
- l'ondeggiare laterale della testa a 0'09";
- "a Bbbologna" pronunciato esattamente come lo pronuncerebbe lo studente fuorisede meridionale tipo a Bologna;
- il tizio in pigiama che trascina la sedia, sorta di proiezione del protagonista se dovesse restare in Calabria a fare il disoccupato vita natural durante, che compare a 0'22" e rivedremo in seguito;
- la Madonna di Pompei, che fa il suo ingresso trionfale scortata dalle majorette a 0'37", per diventare uno dei personaggi-chiave della canzone in una escalation simbolica che la porta dalla Fiat 126 al Duomo di Milano al velo della sposa, e segue passo passo la storia;
- l'organo Hammond, sempre il migliore, che entra nel riff qualche secondo prima di essere portato in scena a 0'59";
- il piede col mocassino che batte il tempo, una garanzia;
- l'esercito in azione a 1'15";
- un prete un po' Nannimoretti subito dopo;
- la Madonna di Pompei avvistata sul Duomo di Milano, appunto: "a me mi pare proprio leiiiii". Chissà;
- la ragazza scosciata con il cartello come negli incontri di boxe a 1'28";
- un ritornello che cela sotto qualche cambio di nota e tonalità un omaggio al Rocky Roberts di Stasera mi butto. Vedremo come anche lui si stia buttando, a suo modo;
- gli sposi percussionisti a 2'00", i Tamburi del Bronx del "giorno più bello", fantastici (con menzione speciale per il terzo da sinistra);
- "Se lavoro sedici ore al giorno ce la posso fare". Magari;
- il ballerino probabilmente balcanico a 2'19", segnalazione tanto scontata quanto doverosa. Non c'entra un cazzo, ma che ci volete fare;
- il micro-balletto di Brunori con lo stesso a 2'30", mentre la Madonna di Pompei e la sposa ormai paiono tali e quali;
- lo stacco sul trenino che gira e fa ciuf ciuf a 2'50", e apre la strada alla strofa finale, quella della resa dei conti;
- la faccia di Brunori nella suddetta strofa;
- la scena del bicchiere (caffè? Moka Drink? Brasilena?) che cade dal tavolo a 3'05", presagio funesto che il protagonista sembra cogliere eccome;
- "Forse è per via della mano/Te l'avevo già detto/Lavoravo alla morsa/E per fare di corsa/L'ho lasciata a Milano";
- "Sono invalido civile/Non so manco che vuol dire";
- il ballerino probabilmente balcanico che rientra in campo nella scena finale a 3'40", e incerto sul da farsi alternativamente guarda in macchina, gli altri attori e fuori campo;
- il finto Trucebaldazzi che a 3'53" strappa il cartello alla miss della boxe e si esibisce nel suo classico doppio middle finger con occhi incrociati. Dove cazzo lo abbiano trovato non si sa, ma grazie;
- il coro "bacio bacio" che parte a 4'10" e piano pianosi si ingrossa, con cucchiaini che battono sui bicchieri e il tempo che inesorabilmente va avanti, tutti che festeggiano i nuovi vincitori e in un attimo si scordano degli sconfitti, lasciandoli lì.

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