12/03/15

Da Paolo Conte a Libero senza passare dal via

Semina il vento, romanzo di successo dello scrittore Alessandro Perissinotto.
Ad aprile 2011 esce con questa copertina.




A settembre 2012 esce in prima edizione economica, con questa copertina (e virgolettato di Paolo Conte, tanto per sottolineare il tipo di pubblico che si voleva raggiungere).




A luglio 2013 esce in seconda edizione economica, con questa copertina.




Siccome però c'è di mezzo la moglie iraniana di un italiano - la quale, da laica che era, si rifugia nella religione come reazione alla diffidenza e all'ostilità verso la straniera (ma dai! davvero?) che trova nel borgo sperduto sulle montagne piemontesi dove la coppia si trasferisce - e quando occasioni del genere le hai già in catalogo non è il caso di farsi troppi scrupoli (nemmeno se nel libro è lei che muore, e l'accusato è proprio il marito italiano, ma non sottilizziamo), la casa editrice si butta a volo d'angelo sull'emozione post-parigina, e ne pubblica a febbraio 2015 una terza edizione economica.
Con questa copertina, decisamente più orientalista e al passo coi tempi (anche se pare un ninja più che una donna iraniana).
E con uno strillo che dice tutto.




PS - Sostieni e diffondi Orientalis(si)mo!

10/03/15

"Tout le monde/Watch tout le monde"




"(...) José Louis Modabi in arte Pierre Kwenders, congolese trasferitosi adolescente a Montreal, conciato come una via di mezzo fra un sapeur della sua Kinshasa e un hipster nordamericano, con scenografia di ghetto blaster cartonati e giungla urbana non meglio definita.
Sicuro dei propri mezzi a dire poco, tanto da definire la sua musica "World 2.0" e da definirsi nientemeno che "portavoce dell'Africa moderna" e "ultimo imperatore Bantu", il ragazzo ha effettivamente numeri fuori dal comune. I segni di un'Africa urbana e all'avanguardia ci sono, congolesi ma non solo. Espliciti quando il cantato è in lingala, quando in Kuna Na Goma spunta l'asso Baloji, o quando i titoli sono cose come African Dream, Popolipo, Kuna Na Goma, Mami Wata. Riconoscibili quando emergono melodie corali e ritmiche che evocano la tradizione della rumba. Mai dominanti però, e mai ostentati.
Servono puttosto a inserire Le Dernier Empereur Bantou in un contesto electro/soul davvero globale, in cui giocarsela come lavoro tanto africano quanto canadese o - perdonate la banalità - cittadino del mondo. Anche per questo, e perchè siamo nel 2015 e non nel 1915, non stona affatto la scelta di Pierre da parte di Radio-Canada come rivelazione 2014-2015, ma stona la sua sistemazione nella vetusta e a quanto pare intramontabile categoria della "world music". A meno che la si intenda non in senso esclusivo (noi siamo noi, il resto è world) bensì inclusivo.
Perché c'è molto mondo, in queste undici canzoni: il ritmo incalzante e i suoni della splendida Mardi Gras, ad esempio, rimandano proprio alla Louisiana cajun, e le strofe rap dell'ospite Jacobous (Radio Radio) sono in chiac, francese acadiano misto a parole e costruzioni sintattiche inglesi, con influenze nativo-americane, lingua molto in voga fra le nuove generazioni del canada francofono. Il concittadino di origine mozambicana Samito rima invece in portoghese in Popolipo e Ali Boma Ye. Ani Kuni sembra avere come riferimento principale il pop mediorientale, piuttosto.
E la produzione - curata da Nom De Plume e Poirier - fornisce al tutto una polpa elettronica attuale e senza confini, con bassi prepotenti negli episodi ballabili e raffinatezza sintetica in quelli r&b, confondendo forme e stili, creando il supporto ideale per la bella voce di Kwenders, e marchiando un disco che potrebbe essere fatto a Montreal come a Kinshasa, a Parigi come a New York, a Nairobi come a Johannesburg." (Rumore n. 276)

09/03/15

All things go (a.k.a. Falla girare)

I miei sospetti cominciano a rivelarsi fondati.
Far girare i propri dischi gratuitamente, se lo si fa con il disco giusto nel modo giusto, conviene. A tutte le parti in causa.
Al punto che farlo con il disco giusto nel modo giusto può voler dire (ipotizzo?) mandarlo di propria iniziativa a un blog musicale illegale molto seguito. Ad esempio. Cioè essere noi stessi alle origini di un leak, perché più piccoli - in termini di popolarità e fanbase - del blog stesso. Oppure non scomporsi quando un proprio disco ci arriva, dare la cosa più o meno per scontata e reagire con classe e attitudine positiva (o semplicemente realista).
Prove non ce ne sono, solo scenari verosimili.

***

La prima metà del merito è di Ben Seretan e del suo straordinario album omonimo, uscito a fine 2014 e da me scoperto grazie a Nodata, ovvero uno dei blog dove scaricare illegalmente musica più ricchi e seguiti della Rete.

Avendo impostato il sito come pagina di partenza del mio browser, ci passo spesso. Il più delle volte ho tempo ed attenzione a sufficienza per dare giusto un'occhiata veloce a nomi e copertine, scaricando i dischi che già so mi interesseranno, e aprendo le pagine di altri due o tre per approfondire (con nome dell'etichetta, tag di genere ed eventuali commenti degli utenti: non c'è nulla di più). Il più delle volte, sembra tutta una massa indefinita di roba, costantemente aggiornata e molto uniforme dal punto di vista grafico. Poco riesce a spiccare, a catturare l'attenzione.
Questa, ad esempio.



Vado avanti, dunque, e scopro uno dei miei dieci dischi dell'anno.
Ma non è questo il punto. Il punto è che si tratta di un disco autoprodotto da Ben stesso, e venduto tramite la sua pagina Bandcamp in due formati: download digitale, ed edizione limitata di 250 copie in doppio vinile colorato.
Fortunato io che ci ho creduto - un disco con una copertina così non può essere brutto, anzi deve per forza avere qualcosa che la maggior parte degli altri non ha - e ho approfondito: con il ritmo con cui solitamente Nodata posta nuovi dischi, sarebbe bastato aprire la pagina qualche ora più tardi e la suddetta copertina, da bassa che era nella pagina, sarebbe finita fra le "older entries", e allora ciao Ben Seretan, ciao Ben Seretan, ciao disco del mese fra i più apprezzati degli ultimi anni di Rumore, ciao disco del mese che più di tantissimi altri ha senso di essere disco del mese di Rumore (a che servono altrimenti, Rumore e testate analoghe, se non a raccontare cose che nessuno sa?) e anche ciau bale, come dicono dalle mie parti.
Ma un artista così, sostanzialmente sconosciuto e con in casa 250 copie di un album su doppio vinile pagato in proprio, non ha solo ed esclusivamente da guadagnare da una cosa simile?
In altre parole: a un Ben Seretan qualunque, soprattutto se bravo come il Ben Seretan non qualunque, non converrebbe addirittura mandare di sua iniziativa, volontariamente, il disco a un sito illegale come Nodata, che di fatto - con la sua sorta di redazione invisibile ma evidentemente molto attenta a cosa pubblicare e cosa no - si è ormai guadagnato una credibilità pari se non superiore a quella di tante testate ufficiali? Non è una mossa di marketing più efficace dell'invio di cento link promozionali a cento diverse testate specializzate? Pubblicità gratuita?

Ora, non sto dicendo che questo sia il caso di Ben.
Lui mi aveva chiesto come avessi fatto a scoprirlo, io gli avevo spiegato e lui aveva ribattuto
Ah! You know what? That Nodata post has been really good for me, actually... I'm sure there were lots of illegal downloads, but a lot of people have been reaching out. Cool!
Ma per sicurezza glielo ho chiesto abbastanza esplicitamente, in un'intervista uscita purtroppo sintetizzata sul numero 276 di Rumore, ma che prima o poi sistemerò e pubblicherò da qualche parte.
(io) The album comes out as a download on Bandcamp, plus very limited prints on vinyl and tape. I, as I think many others if not most others, bumped into it via Nodata, and followed the "illegal download to physical purchase” path. Correct me if I’m wrong, but I think it’s a perfect example of a trend that’s more and more common, and that could possibly become a viable way of handling things for small and very small artists: my impression is that, with Nodata and the illegal downloads, you will sell not less but more physical copies of your album. 
(Ben Seretan) I'm really stoked that someone felt moved enough to post my record - which really sticks out like a sore thumb - to Nodata. I got a Google alert about it! Which was kind of surreal. And it really seems like a lot of people checked out the audio that way. Ultimately that's what I really want - for the music to be heard, in any way. The thing about illegal downloads is that they're basically impossible to track, so I actually have no idea what percentage of people who downloaded the record also purchased copies. Because of the huge response I got after the record got posted - lots of friends telling me they saw it on the website, modest sales, some totally random blog posts, an email from the venerable Mr. Andrea Pomini, etc - I think probably 1,000s of people downloaded the record. Which means less than a percent of people actually bought something! That's not viable, right?
Lui nicchia dunque, in qualche mail che non trovo più mi pare accennasse a qualche suo amico che poteva averlo fatto a sua insaputa, ma insomma. L'impressione è che senza quel post invece di essere esaurito da un mesetto (un quinto circa delle copie sta in Italia, fra l'altro) l'album avrebbe avuto una diffusione molto meno vasta e capillare.
E che una buona percentuale di materiale presente su Nodata (facciamo il 33%?) sia lì perché lo hanno mandato gli stessi che lo hanno prodotto.

***



La seconda metà del merito è invece della Asthmatic Kitty Records.
Il 7 marzo, sempre su Nodata compare Carrie & Lowell, il nuovo album di Sufjan Stevens, proprietario e artista di punta dell'etichetta. Disco che esce ufficialmente il 31 marzo, ma che molti giornalisti hanno ovviamente già ricevuto.
Invece di passare giornate intere con i propri avvocati a caccia di link da fare rimuovere, l'etichetta ne prende atto, e posta questo commento:



Non solo i link per scaricarlo restano su.
Non solo si chiede il supporto di coloro che ascolteranno e apprezzeranno il disco, invitandoli ad acquistarlo nei vari modi a disposizione.
Si va oltre: "Se vi piace ma non avete i soldi per comprarlo, potete aiutarci condividendo la musica con un amico. In entrambi i casi, grazie per l'ascolto!"

Basta che lo facciate girare, insomma. E grazie.
E parliamo di una delle uscite più attese dell'anno, del ritorno a cinque anni di distanza dall'album precedente di uno degli artisti più originali, dotati e amati in ambito "indie" internazionale. Il nuovo di Sufjan Stevens, insomma. Un'uscita su cui l'etichetta avrà investito sicuramente moltissimo, non potendosi permettere un suo fallimento commerciale.

Quindi: c'è chi dice "non scaricate, siamo un'etichetta indipendente e i soldi per fare questo disco sono gran parte del nostro budget, tenetene conto", c'è chi dice "non scaricate, pezzi di merda" e basta, e c'è chi dice esattamente il contrario.
E se la strategia che paga - in tutti i sensi - di più fosse la seconda?

I commenti al post, fino ad ora, paiono una smentita (tutta da verificare dal 30 marzo in poi, per carità) dell'assunto secondo cui chi scarica non compra.



Certo, il download illegale di album interi resta un protagonista della fruizione musicale di questi tempi, e uno dei responsabili principali della crisi della discografia, ma pare ormai scavalcato da altre forme più semplici e meno da appassionati.
A usarlo restano i compratori forti, quelli che scaricano e poi vanno in negozio o su Amazon. Quelli che portano i soldi alle etichette, come hanno sempre fatto o come hanno imparato a fare. Nodata e simili sono essenziali, per loro.

Per questo, la sensazione è che la strada presa da Asthmatic Kitty sia probabilmente quella giusta. L'altra la si è provata, e non sembra aver portato tutti questi risultati.
Voi, a parità di bellezza del disco, comprereste quello di Asthmatic Kitty o quello di chi toglie i link e minaccia vie legali?

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