27/12/15

Gli album del 2015 / 4



4. Insanlar/Ricardo Villalobos Kime Ne (Honest Jon's)

“Il ritmo è un linguaggio universale, mentre le melodie appartengono a culture specifiche”, diceva Ricardo Villalobos nel 2008, quando Rumore andò a Berlino a intervistarlo e la sua faccia finì sulla copertina del numero 197, una delle più eretiche della storia di questo giornale. Erano i giorni di tracce come Enfants o Primer Encuentro Latino-Americano, e di album come Sei Es Drum: fenomenali. In molti cominciavano a unire ritmiche house minimali e fonti strumentali o vocali periferiche, in pochi (vengono in mente i romeni Petre Inspirescu e Rhadoo, e il turco Onur Özer) riuscivano ad andare oltre la semplice giustapposizione e la ricerca dell'effetto esotico, forse lui solo riusciva a trasformare il tutto in un discorso davvero organico e coerente, evolvendosi senza limiti apparenti. Ricardo firmava tracce sempre più lunghe, ipnotiche, slegate da qualunque dinamica dance convenzionale, perfezionando anche dal punto di vista tecnico e sonoro uno stile sempre più unico. Ecco, a quei giorni siamo tornati improvvisamente ascoltando Kime Ne, doppio 12" (inciso su tre lati, sul quarto c'è un lavoro dell'artista Katharina Immekus) pubblicato da Honest Jon's e intestato al maestro cileno/berlinese e alla band turca Insanlar.
Trattasi di un collettivo acustico/elettronico di Istanbul, radunato intorno al DJ e produttore disco/psichedelico Barış K, al polistrumentista e cantante Cem Yıldız e al percussionista Hogır. Kime Ne - registrata dal vivo nel 2010 - esce per la prima volta il 27 dicembre 2013, divisa sui due lati di un 12" pubblicato dalla concittadina Aboov Plak. Il testo è un adattamento dei versi di due poeti e mistici ottomani del sedicesimo e diciassettesimo secolo rispettivamente, Kul Nesîmî e Pir Sultan Abdal, e la musica... beh, la musica è qualcosa di sublime. Qualcosa di molto vicino al sogno bagnato del lettore-tipo di questa umile pagina. Ventiquattro minuti di Bosforo, Baleari e Berlino in combinazione, una sinuosa pulsazione dubby a 100 bpm su cui volteggiano corde di chitarra acustica e di acidissima bağlama, cori epici e specie di scat vocali velocissimi. Sullo sfondo, mentre il sole sorge o tramonta, i minareti della Moschea Blu o la torre di Alexanderplatz, chi li distingue più. Già introvabile l'originale, Honest Jon's ripara ristampando e convocando appunto Villalobos, per due remix che al confronto paiono quasi normali. Velocità aumentata a 120, groove minimalista solido e multiforme, dettagli che si rincorrono, vena più solare nel primo e più scura e tesa nel secondo. Un'ora di musica in tutto, meravigliosa. (da Rumore n. 278)

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