4. Insanlar/Ricardo Villalobos Kime Ne (Honest Jon's)
“Il
ritmo è un linguaggio universale, mentre le melodie appartengono a
culture specifiche”, diceva Ricardo
Villalobos
nel 2008, quando Rumore andò a Berlino a intervistarlo e la sua
faccia finì sulla copertina del numero 197, una delle più eretiche
della storia di questo giornale. Erano i giorni di tracce come
Enfants
o Primer
Encuentro Latino-Americano,
e di
album come Sei
Es Drum:
fenomenali. In
molti cominciavano a unire ritmiche house minimali e fonti
strumentali o vocali periferiche,
in pochi (vengono in mente i romeni Petre Inspirescu e Rhadoo, e il
turco Onur Özer) riuscivano ad andare oltre la semplice
giustapposizione e la ricerca dell'effetto esotico, forse lui solo
riusciva a trasformare il tutto in un discorso davvero organico e
coerente, evolvendosi senza limiti apparenti. Ricardo firmava tracce
sempre più lunghe, ipnotiche, slegate da qualunque dinamica dance
convenzionale, perfezionando anche dal punto di vista tecnico e
sonoro uno stile sempre più unico. Ecco, a quei giorni siamo tornati
improvvisamente ascoltando Kime
Ne,
doppio 12" (inciso su tre lati, sul quarto c'è un lavoro
dell'artista Katharina Immekus) pubblicato da Honest Jon's e
intestato al maestro cileno/berlinese e alla band turca Insanlar.
Trattasi
di un collettivo acustico/elettronico di Istanbul, radunato intorno
al DJ e produttore disco/psichedelico Barış K, al
polistrumentista e cantante Cem
Yıldız e
al percussionista Hogır.
Kime
Ne -
registrata dal vivo nel
2010 - esce
per la prima volta il 27 dicembre 2013, divisa sui due lati di un 12"
pubblicato dalla concittadina Aboov Plak. Il
testo
è un adattamento dei versi di due poeti e mistici ottomani del
sedicesimo e diciassettesimo secolo rispettivamente, Kul Nesîmî e
Pir Sultan Abdal, e la musica... beh, la musica è qualcosa di
sublime. Qualcosa di molto vicino al sogno bagnato del lettore-tipo
di questa umile pagina. Ventiquattro
minuti di Bosforo,
Baleari e Berlino in combinazione, una sinuosa pulsazione dubby a 100
bpm su cui volteggiano corde di chitarra acustica e di acidissima
bağlama,
cori epici e specie di scat
vocali velocissimi. Sullo sfondo, mentre il sole sorge o tramonta, i
minareti della Moschea Blu o la torre di Alexanderplatz, chi li
distingue più. Già introvabile l'originale, Honest Jon's ripara
ristampando e convocando appunto Villalobos, per due remix che al
confronto paiono quasi normali.
Velocità aumentata a 120, groove minimalista solido e multiforme,
dettagli che si rincorrono, vena più solare nel primo e più scura e
tesa nel secondo. Un'ora di musica in tutto, meravigliosa. (da Rumore n. 278)
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