Su quanto e come le lingue straniere - senza scomodare il mandarino e nemmeno lo spagnolo, le prime due al mondo, restiamo per prudenza sulla terza e più convenzionalmente
universale inglese - siano parlate dagli italiani, ci sarebbe da scrivere una tesi di laurea.
Personalmente, ho un debole per questo breve video girato durante il piccolo pogrom di Rosarno del gennaio 2010, in cui un presunto baluba zulu ignorante sintetizza come meglio non si potrebbe lo stato delle cose a riguardo.
Rosarno (Italy) - African citizen explain the protest from AfricanewsITALY on Vimeo.
E, sempre personalmente, ho provato brividi di natura perversa quando un amico, di professione fonico per un noto giovane (
"Ma giovani..." "Sotto i cinquantacinque anni") gruppo rock italiano, mi ha raccontato di come presso il celebre festival estivo ungherese Sziget esista, oltre al campeggio libero e a quello VIP, il cosiddetto "
campeggio italiano". Ovvero, un'area consigliata esplicitamente ai nostri connazionali ("ristorante italiano, info point con staff che parla italiano e inglese e con prese per caricabatterie. Operato da L'Alternativa Srl, venduto in Italia ed Olanda") e creata perchè, secondo quanto detto al mio amico da una organizzatrice dell'evento, nessuno degli italiani parla inglese ed è più semplice e comodo raggrupparli tutti insieme.
Che all'estero cercano comunque cibo italiano perchè è sempre il più buono, e che vengono dalla seconda nazione al mondo con più cellulari pro-capite, non lo ha detto ma lo ha sicuramente pensato.
Di
isi pil (si scrive come si legge) e
carefree (si legge come si scrive) non parlo nemmeno. Così come non apro il solito buco nero del doppiaggio di film e programmi tv (però cazzo, almeno le repliche delle repliche di Bourdain su Rai5 le vogliamo sottotitolare e non doppiare?).
Apro invece quello, anch'esso esplorato fino allo sfinimento, dei titoli che in Italia vengono dati ai film stranieri, perché da lì arriva lo spunto.
Da qualche tempo lavoro in libreria, in una nota catena nazionale che vende anche dischi e film. Vedo sullo scaffale il dvd di
Away We Go di Sam Mendes, che mi avevano prestato in lingua originale, e vedo - con discreto ritardo, essendo uscito nei cinema alla fine del 2010 - che è stato intitolato
American Life. Il che porta l'arte italica del titolo a cazzo di cane a un livello superiore.
Ovvero: non cambio il titolo in inglese con la sua traduzione in italiano (legittimo, lo concedo) e nemmeno cambio il titolo in inglese con un titolo in italiano che non c'entra nulla (pessimo).
No, cambio il titolo in inglese CON UN ALTRO TITOLO IN INGLESE, che non c'entra nulla.
Ma che c'entra eccome, intitolandosi
American Beauty il precedente e molto fortunato film dello stesso regista. Il quale, ignaro dei meccanismi di marketing dei media italiani e di quelli mentali del pubblico italiano, passerà pure per uomo di scarsa fantasia che approfitta della situazione.
(Ora che ci penso, lo stesso vale per Denis Arcand:
Le invasioni barbariche per
Les invasions barbares ci stava, per carità, ma
Le età barbariche per
L'âge des ténèbres? Ok, chiudiamo subito la parentesi o fra un attimo ce ne sono altri mille).
Creo un filone, insomma.
Poco distante da quel dvd sta lo scaffale con la classifica dei libri più venduti, e lì noto lo stesso meccanismo applicato ai libri. Di autori diversi.
Sembra uno scherzo, cazzo.
Il linguaggio segreto dei fiori, di Vanessa Diffenbaugh, Garzanti (titolo originale:
The Language of Flowers); e a rimorchio:
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Il profumo delle foglie di limone, di Clara Sánchez, sempre Garzanti (titolo originale:
Lo que esconde tu nombre);
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Il profumo della cannella, di Samar Yazbek, Castelvecchi (titolo originale:
Ra'ihat al-Qirfa, in inglese chissà quanto fedele
Cinnamon);
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Il profumo del tè e dell'amore, di Fiona Neill, Newton Compton (titolo originale:
Friends, Lovers and Other Indiscretions);
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Il gusto segreto del cioccolato amaro, di Kevin Alan Milne, Sperling & Kupfer (titolo originale:
Sweet Misfortune).
[10/9 - manco a farlo apposta, ieri vado al lavoro e ne trovo altri due appena usciti:
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Il segreto della collana di perle, di Jane Corry, Newton Compton (titolo originale:
The Pearls);
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Gli ingredienti segreti dell'amore, di Nicolas Barreau, Feltrinelli (titolo originale:
Das Lächeln der Frauen, in italiano "I sorrisi delle donne").]
[12/9 - manco a farlo apposta, oggi vado al lavoro e ne trovo altri tre:
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Gli ingredienti dell'amore perfetto, di Kate Jacobs, Piemme (titolo originale:
Comfort Food);
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Il gusto proibito dello zenzero, di Jamie Ford, Garzanti (titolo originale:
Hotel on the Corner of Bitter and Sweet);
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Un'eredità di avorio e ambra, di Edmund de Waal, Bollati Boringhieri (addirittura!) (titolo originale:
The Hare with Amber Eyes. A Hidden Inheritance).]
Non siamo considerati molto intelligenti, insomma. Forse a ragione.