22/11/08
18. Bonnie “Prince” Billy Lie Down in the Light (Domino).
Un altro disco di Will Oldham, uscito all’improvviso. Lo ascolti tre volte, non colpisce particolarmente. Poi ti trovi in un negozio di dischi qualche giorno dopo. Sta suonando, e ne canti tutte le canzoni chiedendoti cosa diavolo sia. E lì cogli la grandezza del barbuto. La conoscevi già, ma mai si era manifestata in modo così semplice e profondo: le stesse qualità che rendono Lie Down In The Light un dei suoi dischi più belli di sempre. Violino, pedal steel, banjo, trombone e clarinetto (che entrata in For Every Field There’s a Mole!) spuntano sempre al momento giusto, così come la bella voce campagnola di Ashley Webber, o il brevissimo coro che chiude in gloria I’ll Be Glad, e il disco. Un album americano tradizionale, ma illuminato da uno stato di grazia lampante. Sereno e placido nella sua decisa impronta fra country e West Coast, anche quando le atmosfere si fanno più meditative e scure. Maestoso nell’avere bisogno di poco (ma in realtà è tantissimo) per incantare. (da Rumore #198/199)
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