Lo speciale della tv nazionale su Lucio Battisti ("Emozioni Gold", complimenti per il titolo) andato in onda ieri passa direttamente da "Una giornata uggiosa" (1980) alla morte (1998).
Tralasciando diciotto anni di vita e altri sei album, caratterizzati tra l'altro da una svolta artistica piuttosto netta.
Nemmeno riproponendo per l'ennesima volta la narrazione del primo Battisti come unico "vero" Battisti, ma proprio dicendo che dal 1980 alla morte fa perdere le sue tracce, testuale o quasi.
Sconcertante, a prescindere da quello che si pensi dei dischi con Panella.
O Mogol ha scritto anche i testi di questa trasmissione, o davvero il giornalismo in Italia sta messo malissimo.
13/09/13
La RAI eccetera
Vedi anche:
giornalismo,
lucio battisti,
media,
mogol,
musica,
pasquale panella,
rai,
televisione
07/09/13
Nel dubbio, Glik
C'è chi le chiama "narrazioni tossiche".
Ieri.
Kamil Glik, difensore polacco del Torino, viene espulso in entrambi i derby con la Juventus del campionato di calcio 2012/2013. A prescindere dalla correttezza delle due decisioni arbitrali, e a prescindere dal tifo di chi scrive per una delle due squadre in questione, Glik diventa il cattivo per antonomasia, adorato dai suoi e additato come pessimo esempio dagli altri.
Con altri intendendo non solo i tifosi della squadra avversaria, ma i commentatori sportivi tutti, sempre pronti a prendere le parti del più forte (nota per i lettori calcistici: tanto moralismo lo ricordate per giocatori decisamente più violenti in bianconero, tipo Montero?), e invece a ignorare o sottovalutare quando il più forte si ritrova a sua volta "colpevole".
Ai giornalisti servono le storie, e un giocatore del Toro espulso in entrambi i derby è una storia.
Il compagno di squadra Policano era tre volte più truce e violento di Pasquale Bruno, ma la storia era Bruno, chissà perché. Forse per il nome un po' buffo, che faceva rima con quel triste soprannome piovutogli addosso (quando era già diventato granata, naturalmente, mica quando giocava per la Signora). Forse perché Policano, a quanto si racconta, era cattivo davvero.
Ecco, la storia che si vede all'orizzonte già quando Glik viene espulso in quel derby di andata è quella di o' Animale. Il Toro è di nuovo in serie A, non possiamo continuare a ignorarlo come quando era in serie B, dobbiamo parlarne, troveremo il modo giusto di parlarne.
(A chi si chiedesse perché il derby di Torino sia l'unico derby non equilibrato, nemmeno sul lungo periodo, del calcio italiano: la Juve compra i giocatori più bravi, e non solo).
Oggi.
Il modo giusto, per esempio questo.
Mirko Vucinic è un attaccante montenegrino della Juventus.
Kamil Glik nel frattempo del Torino è diventato il capitano.
Per la qualificazione ai prossimi mondiali in Brasile, si sono sfidate proprio le nazionali di Polonia e Montenegro. Risultato 1-1, ma la notizia che fa rapidamente il giro dei media italiani è un'altra: al 36' del primo tempo Vucinic si è infortunato, per un brutto fallo di Glik.
Guarda caso. Un giocatore della Juve e uno del Toro in campo, e quello della Juve (il più forte, il campione) esce dal campo in barella per un fallaccio di quello del Toro (lo scarso, il cattivo, quello che con mezzi leciti non ce la fa). Questa sì che è una storia!
Sembra una battuta da bar ("Hai sentito? Vucinic si è infortunato con la nazionale, contro la Polonia." "Minchia, e chi gli ha fatto fallo? Glik?") da tanto è scontata, e probabilmente proprio al bar è nata.
Perché è falsa.
(da 44'00" in avanti)
Il fallo su Vucinic non lo ha fatto Glik, lo ha fatto il suo compagno di squadra Artur Jędrzejczyk.
Bastava guardare la partita, o almeno gli highlights, o leggere una cronaca minuto per minuto.
(Non quella ufficiale della UEFA, dove un fallo talmente grave e increscioso manco c'è. Talmente grave che Vucinic stesso si alza da solo per lanciarsi zoppicante verso l'arbitro e protestare, beccandosi un'ammonizione, e ributtandosi a terra subito dopo.
Bastava volerlo fare, ma poi la storia non c'era più.
Chi lo conosce Jędrzejczyk? Chi è capace anche solo a scrivere o pronunciare il suo nome? Lo pronuncia oggi Kamil Glik, costretto suo malgrado a fare chiarezza. Cioè, è lui a doversi difendersi da un'accusa fasulla, da una panzana nata chissà da chi e chissà come, ma subito presa per vera da tutti.
Con La Stampa - per i non piemontesi: da queste parti il quotidiano di casa Agnelli è tradizionalmente chiamato non con il suo nome, ma con un soprannome eloquente: La Busiarda; poi tutti lo comprano lo stesso, tifosi del Torino compresi - che riesce a strafare, facendo addirittura dire a Vucinic che "Glik è un bravo ragazzo e a tutti capita di sbagliare, ma siamo amici". Il ricco bravo che perdona il povero cattivo, perché non sa quello che fa.
A che giornalista lo ha detto, esattamente?
Ieri.
Kamil Glik, difensore polacco del Torino, viene espulso in entrambi i derby con la Juventus del campionato di calcio 2012/2013. A prescindere dalla correttezza delle due decisioni arbitrali, e a prescindere dal tifo di chi scrive per una delle due squadre in questione, Glik diventa il cattivo per antonomasia, adorato dai suoi e additato come pessimo esempio dagli altri.
Con altri intendendo non solo i tifosi della squadra avversaria, ma i commentatori sportivi tutti, sempre pronti a prendere le parti del più forte (nota per i lettori calcistici: tanto moralismo lo ricordate per giocatori decisamente più violenti in bianconero, tipo Montero?), e invece a ignorare o sottovalutare quando il più forte si ritrova a sua volta "colpevole".
Ai giornalisti servono le storie, e un giocatore del Toro espulso in entrambi i derby è una storia.
Il compagno di squadra Policano era tre volte più truce e violento di Pasquale Bruno, ma la storia era Bruno, chissà perché. Forse per il nome un po' buffo, che faceva rima con quel triste soprannome piovutogli addosso (quando era già diventato granata, naturalmente, mica quando giocava per la Signora). Forse perché Policano, a quanto si racconta, era cattivo davvero.
Ecco, la storia che si vede all'orizzonte già quando Glik viene espulso in quel derby di andata è quella di o' Animale. Il Toro è di nuovo in serie A, non possiamo continuare a ignorarlo come quando era in serie B, dobbiamo parlarne, troveremo il modo giusto di parlarne.
(A chi si chiedesse perché il derby di Torino sia l'unico derby non equilibrato, nemmeno sul lungo periodo, del calcio italiano: la Juve compra i giocatori più bravi, e non solo).
Oggi.
Il modo giusto, per esempio questo.
Mirko Vucinic è un attaccante montenegrino della Juventus.
Kamil Glik nel frattempo del Torino è diventato il capitano.
Per la qualificazione ai prossimi mondiali in Brasile, si sono sfidate proprio le nazionali di Polonia e Montenegro. Risultato 1-1, ma la notizia che fa rapidamente il giro dei media italiani è un'altra: al 36' del primo tempo Vucinic si è infortunato, per un brutto fallo di Glik.
Guarda caso. Un giocatore della Juve e uno del Toro in campo, e quello della Juve (il più forte, il campione) esce dal campo in barella per un fallaccio di quello del Toro (lo scarso, il cattivo, quello che con mezzi leciti non ce la fa). Questa sì che è una storia!
Sembra una battuta da bar ("Hai sentito? Vucinic si è infortunato con la nazionale, contro la Polonia." "Minchia, e chi gli ha fatto fallo? Glik?") da tanto è scontata, e probabilmente proprio al bar è nata.
Perché è falsa.
(da 44'00" in avanti)
Il fallo su Vucinic non lo ha fatto Glik, lo ha fatto il suo compagno di squadra Artur Jędrzejczyk.
Bastava guardare la partita, o almeno gli highlights, o leggere una cronaca minuto per minuto.
(Non quella ufficiale della UEFA, dove un fallo talmente grave e increscioso manco c'è. Talmente grave che Vucinic stesso si alza da solo per lanciarsi zoppicante verso l'arbitro e protestare, beccandosi un'ammonizione, e ributtandosi a terra subito dopo.
Non quella di Livegoals.com, che segnala il calcio d'angolo ottenuto dal Montenegro dopo che l'arbitro concede la regola del vantaggio al fallo su Vucinic, e l'ammonizione di cui sopra. Ma non il fallo, nè tantomeno Glik).
Bastava volerlo fare, ma poi la storia non c'era più.
Chi lo conosce Jędrzejczyk? Chi è capace anche solo a scrivere o pronunciare il suo nome? Lo pronuncia oggi Kamil Glik, costretto suo malgrado a fare chiarezza. Cioè, è lui a doversi difendersi da un'accusa fasulla, da una panzana nata chissà da chi e chissà come, ma subito presa per vera da tutti.
Con La Stampa - per i non piemontesi: da queste parti il quotidiano di casa Agnelli è tradizionalmente chiamato non con il suo nome, ma con un soprannome eloquente: La Busiarda; poi tutti lo comprano lo stesso, tifosi del Torino compresi - che riesce a strafare, facendo addirittura dire a Vucinic che "Glik è un bravo ragazzo e a tutti capita di sbagliare, ma siamo amici". Il ricco bravo che perdona il povero cattivo, perché non sa quello che fa.
A che giornalista lo ha detto, esattamente?
"Erano circolate voci" è la versione più comune trovata in giro nelle smentite di oggi.
"Circolate voci"? Ma è un rave illegale o una partita di qualificazione ai mondiali di calcio?
"Circolate voci"? Ma è un rave illegale o una partita di qualificazione ai mondiali di calcio?
Vedi anche:
agnelli,
bufale,
calcio,
glik,
informazione,
la stampa,
media,
narrazioni tossiche,
torino,
vucinic
04/09/13
03/09/13
Cut the Crap
"Ah, ma esce ancora Rumore? Una volta lo compravo sempre."
Mi sento di lanciare un appello a tutti coloro che almeno una volta negli ultimi undici anni e mezzo - quelli della mia collaborazione con la testata - hanno detto a me o a qualsiasi altro collaboratore la frase di cui sopra.
Sapete chi siete.
Io e gli altri che con me hanno scritto un sacco di cose interessanti mentre voi "la carta stampata non la compro più" vi perdoniamo, se voi andate in edicola e provate a ripartire con noi.
La carta stampata, nel frattempo, pare sia diventata molto chic.
Iscriviti a:
Post (Atom)