01/07/11

Papà guarda, un video!



L'immenso Fabio Nirta me lo aveva detto in tutti i modi, quando una mattina di marzo era venuto a prendermi all'aeroporto di Lamezia Terme. Per tutto il tragitto fino a Settimo di Montalto Uffugo (esiste davvero, e noi ci eravamo diretti, per di più - in un pazzesco cortocircuito di immigrazione alla rovescia - in via Settimo Torinese) non fece altro che raccontarmi di quanto il suo amico Dario Brunori, ai più noto come Brunori Sas, fosse un genio della musica e soprattutto delle parole.
Io, un po' assonnato dalla levataccia e sommerso dalle pile di dischi che sulla mia scrivania ancora aspettano di essere ascoltati, risposi con il più classico e pietoso dei "lo so, me lo hanno detto in tanti, prima o poi devo ascoltarlo". Non il massimo per un giornalista musicale, ne converrete, essendo il suo Vol. 1 uscito nel 2009, ed avendo vinto il Premio Ciampi 2009 e la Targa Siae/Club Tenco 2010 come miglior esordio. Ma stare sempre al passo e informati su tutto, ragazzi, è una faticaccia. Anche se si tratta di cose belle come la musica.

Ora, chi segue questo blog sa che non parlo spesso di musica e basta. Anzi non ne parlo quasi mai, anche se ogni giorno la notiziola da commentare - fra quelle che arrivano via mail dagli uffici stampa, quelle pescate da siti stranieri e quelle (più rare) in cui ci si imbatte girando in rete spinti dalla curiosità e dalle associazioni di idee - ci sarebbe. Ma trattandosi di quello che faccio sulla cara vecchia carta ("i colleghi della carta stampata", cit. Novantesimo Minuto) ogni mese, raramente ho voglia di farlo anche qui. Anche se forse potrei.
Ora, io non so se Dario Brunori sia un genio come dicono alcuni o un peracottaro come dicono altri, i suoi dischi devo ancora recuperarli e sentirli. Ma la comparsa nella giornata di ieri di questa cosa (che non posso incorporare qui, essendo una esclusiva di Wired.it ancora per qualche giorno) mi sta facendo propendere per la prima opzione. A patto che il cantautore cosentino divida la qualifica con Giacomo Triglia, regista del video in questione (nonchè uno dei creatori della web tv musicale sudista Trallalàlla), perchè si tratta di una delle migliori interazioni fra canzone e relativo video viste da tempo. Immagini che accompagnano il testo senza che uno faccia da didascalia alle altre e viceversa; immagini visionarie senza perdere di vista l'impianto narrativo del testo. Si ha voglia di arrivare alla fine del video insomma, e di rimetterlo da capo, cosa che (almeno al sottoscritto) non succede praticamente mai. Si vede che Triglia e Brunori sono innanzitutto amici, insomma.

Leviamocelo di mezzo: c'è molto Rino Gaetano, è vero, e non è solo pigrizia estetica - lo sapete, ogni centrocampista grosso e nero di pelle una volta era "un nuovo Desailly", il biondo Krasic è naturalmente "l'erede di Nedved", i Battles senza Tyondai Braxton non valgono nulla e via così - dovuta alla comune provenienza calabrese e a un tono di voce simile. Ma nella musica, nelle parole e nel video di Rosa ci sono anche tanti altri particolari divertenti, toccanti, geniali. Appunto.

Per esempio.
- il ritmo Bo Diddley acustico che sostiene il pezzo;
- l'ondeggiare laterale della testa a 0'09";
- "a Bbbologna" pronunciato esattamente come lo pronuncerebbe lo studente fuorisede meridionale tipo a Bologna;
- il tizio in pigiama che trascina la sedia, sorta di proiezione del protagonista se dovesse restare in Calabria a fare il disoccupato vita natural durante, che compare a 0'22" e rivedremo in seguito;
- la Madonna di Pompei, che fa il suo ingresso trionfale scortata dalle majorette a 0'37", per diventare uno dei personaggi-chiave della canzone in una escalation simbolica che la porta dalla Fiat 126 al Duomo di Milano al velo della sposa, e segue passo passo la storia;
- l'organo Hammond, sempre il migliore, che entra nel riff qualche secondo prima di essere portato in scena a 0'59";
- il piede col mocassino che batte il tempo, una garanzia;
- l'esercito in azione a 1'15";
- un prete un po' Nannimoretti subito dopo;
- la Madonna di Pompei avvistata sul Duomo di Milano, appunto: "a me mi pare proprio leiiiii". Chissà;
- la ragazza scosciata con il cartello come negli incontri di boxe a 1'28";
- un ritornello che cela sotto qualche cambio di nota e tonalità un omaggio al Rocky Roberts di Stasera mi butto. Vedremo come anche lui si stia buttando, a suo modo;
- gli sposi percussionisti a 2'00", i Tamburi del Bronx del "giorno più bello", fantastici (con menzione speciale per il terzo da sinistra);
- "Se lavoro sedici ore al giorno ce la posso fare". Magari;
- il ballerino probabilmente balcanico a 2'19", segnalazione tanto scontata quanto doverosa. Non c'entra un cazzo, ma che ci volete fare;
- il micro-balletto di Brunori con lo stesso a 2'30", mentre la Madonna di Pompei e la sposa ormai paiono tali e quali;
- lo stacco sul trenino che gira e fa ciuf ciuf a 2'50", e apre la strada alla strofa finale, quella della resa dei conti;
- la faccia di Brunori nella suddetta strofa;
- la scena del bicchiere (caffè? Moka Drink? Brasilena?) che cade dal tavolo a 3'05", presagio funesto che il protagonista sembra cogliere eccome;
- "Forse è per via della mano/Te l'avevo già detto/Lavoravo alla morsa/E per fare di corsa/L'ho lasciata a Milano";
- "Sono invalido civile/Non so manco che vuol dire";
- il ballerino probabilmente balcanico che rientra in campo nella scena finale a 3'40", e incerto sul da farsi alternativamente guarda in macchina, gli altri attori e fuori campo;
- il finto Trucebaldazzi che a 3'53" strappa il cartello alla miss della boxe e si esibisce nel suo classico doppio middle finger con occhi incrociati. Dove cazzo lo abbiano trovato non si sa, ma grazie;
- il coro "bacio bacio" che parte a 4'10" e piano pianosi si ingrossa, con cucchiaini che battono sui bicchieri e il tempo che inesorabilmente va avanti, tutti che festeggiano i nuovi vincitori e in un attimo si scordano degli sconfitti, lasciandoli lì.

9 commenti:

Amos Martino ha detto...

ma il tipo vestito da prete dice "su-ca" invece di "ba-cio" oppure ho una mente malata?

Andrea ha detto...

grande cazzo, l'avevo visto anche io ma me l'ero scordato! o forse era notte e ho pensato di essermelo sognato pure io, boh.

giorgia ha detto...

viva la brasilena della quale, come per all'annone (mai sentito prima di allora), la mia coinquilina reggina tesseva le lodi neanche fosse stata un chianti produzione limitata. un giorno la portò a casa, a Bbologna, e mi innamorai di quella bottiglietta e di quell'etichetta così meravigliosamente immutata da anni. incomprensibile il fatto che io, siciliana, non ne conoscessi l'esistenza, perchè??!!

Andrea ha detto...

Notiamo anche la maglietta del probabilmente balcanico, con un Che Guevara e la scritta STCZ (sticazzi?)...

endria™ ha detto...

... il balcanico è un bel mistero... io direi che è siptar perché balla non verticalissimo ma si butta indietro con la schiena alla stragrande, ziochen poi magari è bosanco ma non saprei...

Andrea ha detto...

Concordo, anche secondo me è albanese, e del nord. Dai tratti del viso e dal ballo, che mi pare più indisciplinato rispetto ai passi codificati del pogonishte del sud.

Giacomo Triglia ha detto...

romania... :)
Grazie ancora Andrea per il gradevolissimo articolo.

Giacomo Triglia ha detto...

e complimenti pure per aver notato "stcz" ;)

Anonimo ha detto...

io dico: Dio mio no + monolocale.


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