05/03/03

heron

3. Gil Scott-Heron Pieces Of A Man
(Flying Dutchman/Bmg 1971, cd usato, € 6.00)
The Revolution Will Not Be Televised, tanto per togliersi il pensiero. Già ascoltata un anno prima in versione solo vocale nell’album di esordio del Nostro (Small Talk at 125th and Lenox, disco appunto spoken-word con solo sporadici accompagnamenti percussivi), è chiamata ad aprire anche Pieces Of A Man, sostanzialmente il primo album “musicale” del poeta di Chicago. Basterà ascoltarla una volta sola per capire come sia diventata il manifesto del suo autore e uno dei brani simbolo per la controcultura di ogni dove: linea di basso ipnotica, testo di acuta denuncia declamato con sarcasmo e stile, urgenza.
Non avrà la stessa carica epocale e la stessa peculiarità, ma anche il resto dell’album risulta notevole: siamo dalle parti di un soul-funk piuttosto raffinato dal retrogusto jazz, guidato dal basso e dal pianoforte e perfetto per mettere in mostra le doti non solo recitative ma anche e soprattutto canore di Scott-Heron, sempre combinate con una lucidità politica e sociale rara. Almeno Lady Day And John Coltrane, Home Is Where The Hatred Is e la conclusiva, scura The Prisoner meritano la citazione, ma è il livello medio ad essere alto. L’importanza e la coesione dell’opera fanno il resto.
Stupisce ben poco, quindi, come l’uomo in questione resti tuttora una delle icone più forti della consapevolezza nera, e uno dei più credibili modelli di uomo nuovo afroamericano emersi dalle bollenti stagioni a cavallo tra i ’60 ed i ’70.

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