63. The Impressions “This Is My Country/The Young Mods’ Forgotten Story” 1968/1969. (cd usato, Curtom/Sequel, € 10.00).
Nell’epoca d’oro dei gruppi vocali, gli Impressions occupano un ruolo di primissimo piano. Come e più di molti ensemble coevi, seppero aggiornare suono e tematiche soul-pop classiche a tempi in cambiamento radicale, tempi di crescente consapevolezza per la gente nera e di maturazione dei loro artisti di riferimento. E Curtis Mayfield, non dimentichiamolo, gettava con il tiro i semi delle proprie meraviglie a venire.
“This Is My Country” suona come un’orgogliosa rivendicazione, ma anche un’amara constatazione. Sono arrivato qui come schiavo, sono stato escluso ed umiliato per qualche centinaio di anni, ma questa è anche la mia terra. Non solo. Proprio perché è mia, ti dico di osservare attentamente come l’hai ridotta. La copertina infatti parla chiaro: Curtis Mayfield in completo immacolato e chitarra acustica, Fred Cash e Sam Gooden poco più indietro, altrettanto eleganti. Sono sul retro di un palazzo fatiscente, nella loro Chicago, ed hanno espressioni di fierezza e stile che stridono con il luogo. È il retro del sogno americano, e da esso si comincia.
Sono pochi però, nonostante le premesse, gli episodi apertamente politici: l’iniziale “They Don’t Know” (memorabile il passo “Every brother is a leader/Every sister is a breeder”) e l’inno all’orgoglio nero della title-track, in chiusura. È un impegno civile ancora in incubazione, se vogliamo, e il resto sono canzoni d’amore. Ma che canzoni d’amore: voci di velluto e parole vere.
“The Young Mods’ Forgotten Story”, di un anno seguente, scopre ancor più le carte in tavola con una sicurezza stilistica ormai inattaccabile: altra copertina memorabile, altre hit impegnate (“Choice Of Colors”, “Mighty Mighty (Spade & Whitey)”) ed altre serenate da brividi (“Jealous Man”, “Wherever You Leadeth Me”, “Soulful Love”).
Due album su un solo cd, chiaramente indispensabile.
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