Già andare dal dentista, e nella città natìa lontana 40 km per giunta, non è il massimo. Aspetti almeno 30 minuti oltre l'ora stabilita, inietta sempre meno anestesia di quello che vorresti, non spiega assolutamente nulla di quello che sta facendo, ha fatto o farà. Il preventivo lasciamolo stare.
Ma se andando dal dentista incontri non uno, ma due ex compagni di scuola superiore... che giornata.
La prima entra in sala d'aspetto all'improvviso. Centesimi di secondo per capire se il nome che mi è saltato in mente subito è quello giusto, poi si chiacchiera. Lo giuro, abbiamo parlato di più ieri che in tre anni di istituto tecnico commerciale messi insieme.
Rientrata lunedì al lavoro in banca, lo stesso dal diploma (1990) ad oggi, dopo la seconda maternità. Almeno ha dato un bel nome alla figlioletta. Anche quell'altra è sposata ed ha un figlio, anche quell'altra ancora e quell'altra ancora ancora. L'altra invece è socia in uno studio legale. Hanno fatto una cena qualche mese fa, erano in 7 o 8.
Quanti cazzo vuoi che fossero ad una cena di compagni di classe DODICI anni dopo?
Il secondo l'ho intravisto passare in lontananza mentre entravo a casa dei miei genitori. Tornava dalla stazione insieme alla moglie. Due ore di treno al giorno per andare a lavorare. In banca. Aveva i capelli bianchi.
Tu sei sempre uguale, dimostri meno anni di quelli che hai.
d19. Rosa Chance Well “Rosa Chance Well” 2001. (cd Kimchee, nuovo € 5.00).
Alzi la mano chi si ricorda dei Samuel. Al solo nominare il loro secondo ed ultimo 7” (“Empty And Then Some”, Art Monk Construction, 1995) vengo sbalzato indietro verso un’epoca irripetibile e ricordi indelebili, verso alcune delle fondamenta di quello che sono ora. Ma i Samuel si sono sciolti presto, porco cane, e quell’album che non ho mai capito se fosse previsto davvero o solo nei miei sogni non è mai uscito.
Rosa Chance Well è un duo, composto da Dean Taormina e Vanessa Downing, che dei Samuel era l’incredibile voce. Coadiuvati qua e là da Chris Brokaw (Come) e dalla magica drum’n’bass line Gavin McCarthy/Jeff Goddard (Karate, bestie!) realizzano undici calme canzoni elettroacustiche dal grande fascino, ora tenebrose (la splendida cover di “Bad Moon Rising” dei Creedence Clearwater Revival su tutte) ora solari (“We Wore Long Sleeves” per esempio, che mi ricorda i primi 10000 Maniacs), ora inevitabilmente karateggianti (“And So There Were We”). Bello, bello.
f8. “Incantesimo Napoletano” di Paolo Genovese e Luca miniero, 2002. (sito).
Sarà pure tutta quella colleizone di luoghi comuni di cui parla la recensione su “Rumore”, ma a me questo piccolo film senza grosse pretese è piaciuto. È vero, non è nulla di rivoluzionario, l’idea è carina ma a tratti mostra un po’ la corda, la trama vaga un po’ sperduta, l’immagine lanciata è quella di una ennesima Napoli da cartolina, eppure ho passato una buona ora e mezza.
In due parole, ad una famiglia napoletana hardcore nasce una bambina che è, profondamente e misteriosamente, milanese. Dramma. Scene spassose. Lieto fine dopo inenarrabili traversie e patemi. Bravi gli attori, bella la fotografia, devastanti la scena degli zii di Torre Annunziata e quella del dottore.
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