30/06/10

I mostri



Premetto, Pietro Taricone mi stava abbastanza simpatico. Ho apprezzato il suo estrarsi immediato dalla fogna televisiva, per studiare e provare a diventare un attore, per provare a vivere come una persona normale. E pativo sentendolo chiamare sempre e ostinatamente per cognome, come fosse un soprannome poco elegante da lui stesso scelto (tipo il Merolone di qualche anno prima) e non per nome, come succede ai partecipanti del Grande Fratello da che mondo è mondo. Salvo Delgrandefratello, Cristina Delgrandefratello, Pasquale Delgrandefratello, etc.

La sua scomparsa prematura suscita in me l'ennesima riflessione sul livellamento verso il basso in atto in Italia da quando sappiamo noi, e del quale la comparsa del Grande Fratello in televisone ha rappresentato senz'altro un poderoso scatto in avanti.
Nel 2000, Pietro Taricone ci sembrava il punto più basso mai raggiunto dalla nostra televisione, il simbolo macho e sbruffone di un'Italia che non ci piaceva, il punto di non ritorno.
Nel 2010, se si presentassero alle selezioni del Grande Fratello non solo il Pietro Taricone adulto di oggi, naturalmente, ma anche quello palestrato e tamarro di allora, verrebbero con ogni ragionevole probabilità scartati al primo tentativo, perchè non sufficientemente mostri.

1 commento:

RadioPavlov ha detto...

c'è qualcosa di tragico e purtroppo anche di patetico in tutto questo, e coincide con l'Italia.
quando ho visto qualche anno fa la foro di Taricone che rifaceva Alberto Sordi alle prese col piatto di spaghetti l'ho trovato straordinario.
ma ho letto qualche giorno fa che era animatore di un gruppo di paracadustisti legati a Casa Pound (?) dal nome che scrivo con difficoltà, Istinto Rapace.
in questa confusione di piani qualcosa non funziona.

hai ragione quando dici che era simpatico (a quasi tutti) per la sua vitalità e perché si è ribellato alla "tivizzazione" della vita.
ma la torbida confusione tra realtà e rappresentazione (la vita è una sitcom ma vale di meno), tra fascismo espresso con parole ativiche e banalità della vita reale è ormai un cancro che s'è impossessato dell'Italia.


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