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La differenza fra la DFA e il resto? Il fatto che la ditta Murphy/Goldsworthy faccia uscire dischi belli e coraggiosi come questo, quando potrebbe semplicemente capitalizzare con tonnellate di electro–punk scrauso. Ma gli iniziatori, come sempre, sono già altrove. A Brighton in questo caso, per il debutto di Tobin Prinz e Suzi Horn. Un disco primitivo, minimalista, essenziale. Che parte delle pagine più scure e rarefatte di irregolari del post-punk come Fall e Wire, e vi applica un controllo pazzesco delle pause, dei silenzi, delle ripetizioni e degli incastri, pari solo a quello degli Shellac. Una batteria, un basso, talvolta una chitarra, due voci: sembra niente, in realtà è tantissimo. Anche se in confronto gli Young Marble Giants suonano come un’orchestra.
(Rumore 189, ottobre 2007)
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