07/05/02

40. That Petrol Emotion “Manic Pop Thrill” 1986. (lp Demon, usato, € 12.00, AMG).
Quando un disco non lo si ascolta da così tanto tempo, riprenderlo in mano è un terno al lotto. I ricordi più calorosi possono lasciare il posto al più crudo dei come eravamo nel breve volgere dei primi due pezzi, ed il timore questa volta era davvero forte. Ma è andato tutto bene.
Fedele lettore di “Rockerilla” e “Mucchio Selvaggio”, ma acquirente giocoforza timido vista l’età e la mai sufficiente paghetta, avevo prontamente allungato la mia Sony da 90 al fratello di Andrea Barral per farmi registrare questi That Petrol Emotion di cui si dicevano meraviglie. Di vinili se ne compravano uno o due al mese, andando apposta in città col treno, il resto erano cassette e cassette. E “Stereodrome”. “Manic Pop Thrill”, comunque, era diventato uno dei miei dischi preferiti. Aspro e fiero, mi portava tentatore verso quell’undeground che il primo amore U2 cominciava ad abbandonare. “Psychocandy”, dell’anno prima, era un discorso a parte. Nordirlandesi con gli occhi aperti, in parte reduci dall’esperienza Undertones, That Petrol Emotion affascinavano con il loro rock chitarristico né punk né new-wave, ma aggressivo come il primo ed oscuro come la seconda, ed occasionalmente spezzato da ballate velvettiane placide solo in superfice (velvettiane, appunto). Per un quindicenne già guardato strano perché a scuola portava gli U2 e i R.E.M., loro erano un passo ulteriore dentro il nuovo, un rischio corso non ancora completamente convinti. Ma corso, e a ragione.
Ovvio quindi l’acquisto non appena il titolo compare nelle liste sempre dense di sorprese dell’amico Debrodo. La stessa edizione di allora (vinile giallo strombazzato dall’adesivo in copertina, elegante busta interna con testi) non porta forse le stesse emozioni pericolose di allora, ma si conferma quindici anni dopo come un lavoro che regge magnificamente il peso del tempo.

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