01/12/12

1. Goat. World Music (Rocket).





























Fosse anche una patacca la storia del collettivo che vive nel remoto paesino di Korpilombolo, cinquecento abitanti nell'estremo nord svedese, e della maledizione scagliata su quei luoghi da stregoni voodoo messi al rogo, è una patacca studiata benissimo. Così come per nulla fuori luogo è il titolo, formula odiosa e vetusta nella sua accezione comune, ma perfetta per un disco come questo.
Perché quella dei Goat è vera psichedelia transnazionale che attinge i suoi elementi da posti ed epoche diversi, e li lascia liberi di reagire insieme: rock acido californiano e viaggi fuzz mediorientali, corrieri cosmici tedeschi e capelloni di campagna nordeuropei, rock latino, Funkadelic e Spacemen 3, Black Sabbath e Circulus. Con le avanguardie funk lisergiche dell'Africa occidentale come collante di un amalgama riuscito perfettamente e brillante nella sua accessibilità pop, in cui riff maestosi e bonghetti si mescolano a canti femminili da rituale pagano e groove implacabili.
Sono trentasette minuti di rapimento. L'apertura solenne di Diarabi e del suo motivo arabo insistito; il wah wah e le percussioni dell'epica Goatman, potente litania; gli acuti fra le distorsioni saturate di Goathead; l'organo e gli intrecci di chitarra da Benin in fiamme di Disco Fever; le steel drums che spuntano fra i gorghi di Golden Dawn, prima di un torrenziale assolo di chitarra da free festival; il sax urlante che porta in fondo Let It Bleed, benvenuto sprazzo di luce; il piglio da soul sister in botta hard rock di Run to Your Mama, che avrebbe fatto felice Betty Davis o la Tina che con Ike coverizzava i Led Zeppelin; le chitarre acustiche e i violini di Goatlord, con distortissima elettrica finale; la concentrazione di tutto quanto nella strumentale Det som aldrig förändras otto minuti che sfociano nella ripresa furiosa del tema di Diarabi.
Una rivelazione, una festa. Tio Mil Kvar Till Korpilombolo, cantava Agneta Fältskog degli Abba in quello che fino a ieri era l'unico quarto d'ora di celebrità del paesello. Dieci miglia a Korpilombolo, arriviamo. (Rumore n.249)

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