Bienoise Meanwhile, Tomorrow (White Forest)
Un altro pezzo dell'esplosione di nuovi talenti elettronici nazionali, protagonisti di uno sfondamento netto verso il pubblico indie. Un debutto straordinario, un disco come se ne sentono pochi e non solo in Italia. Quasi un'ora di musica che da radici house e techno sviluppa uno stile fatto di suoni apparentemente incongrui, sporcizia sonora e campionamenti da vecchie VHS integrati in un insieme scintillante, e dinamiche da pista piegate alla propria visione, in strutture tanto inusuali quanto efficaci. Non c'è un pezzo simile all'altro, ma il tutto suona come un unica, potente narrazione.
Focus
Numbers apre
con
taglio minimale da scuola romena, groove che si ingrossa, voci
sminuzzate e respiro soul.
All
the Future I Can Endure è
10' di pulsazione lenta e onde rumorose, stasi epiche e ripartenze da
Weatherall circa Screamadelica.
La title-track ha sembianze house underground pure, voce da diva
inclusa, ma gli stab
li fa un piano smagnetizzato. Dà
Vita
avanza fra synth acidi e breakbeat, e decolla senza che ci si accorga
di come nel frattempo il beat si sia raddrizzato,
in un implacabile crescendo psichedelico. Redundance
è un treno, fra riff sincopati e palpitazioni tech-house a 135 bpm,
cassa quasi dritta e clap in controtempo, frammento vocale ripetuto e
ipnosi berlinese. Lui,
Alberto Ricca, pare
sia "tuttora
indeciso se definire la sua una musica autistica o altruistica".
Comunque vada, sarà un successo. (da Rumore n. 288)
Un arrivo dell'ultimo momento, un botto in extremis dal quasi esordiente Alberto Ricca, per una White Forest che chiude in bellezza un 2015 già notevole grazie agli album di Broke One e Furtherset, e al premio di migliore etichetta dell'anno assegnatole dal circuito Italian Quality Music Festivals. Meanwhile, Tomorrow è un album vero, che costruisce un discorso coerente e sfaccettato pescando da vari stili elettronici e uscendone nuovo, a tratti inaudito. House, campioni misteriosi, techno, psichedelia, rumori. Pista (un promo di Focus Numbers a Villalobos, presto!) e cervello. Il pensiero va a capolavori come Techno Primitivism di Juju & Jordash, o American Intelligence di Theo Parrish; non tanto per affinità precise, quanto per ampiezza dello sguardo e capacità di inserirsi in una tradizione rinnovandola. (da Soundwall)
Un arrivo dell'ultimo momento, un botto in extremis dal quasi esordiente Alberto Ricca, per una White Forest che chiude in bellezza un 2015 già notevole grazie agli album di Broke One e Furtherset, e al premio di migliore etichetta dell'anno assegnatole dal circuito Italian Quality Music Festivals. Meanwhile, Tomorrow è un album vero, che costruisce un discorso coerente e sfaccettato pescando da vari stili elettronici e uscendone nuovo, a tratti inaudito. House, campioni misteriosi, techno, psichedelia, rumori. Pista (un promo di Focus Numbers a Villalobos, presto!) e cervello. Il pensiero va a capolavori come Techno Primitivism di Juju & Jordash, o American Intelligence di Theo Parrish; non tanto per affinità precise, quanto per ampiezza dello sguardo e capacità di inserirsi in una tradizione rinnovandola. (da Soundwall)
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Hieroglyphic Being & J.I.T.U. Ahn-Sahm-Bul We Are Not The First (RVNG Intl.)
Già
parecchio avventuroso nel suo approccio alla materia house, Jamal
Moss alza il livello affiancando il suo alias più noto a un ensemble
tarato su avanguardia e free jazz: la stella Marshall Allen, Shelley
Hirsch, Shahzad Ismaily, Daniel Carter, Ben Vida, Elliott Levin; e un
batterista black metal/psichedelico come Greg Fox (Liturgy, Guardian
Alien). Fin troppo facile parlare di ponte steso fra la Chicago acida
di Moss e quella afrofuturista di Sun Ra, ma We
Are Not the First
quello fa, e benissimo. Accogliendo ance ululanti, ritmi liberi, voci
recitate o usate come strumento, synth modulari e un ribollire di
303, 808 e macchinari house affini in un flusso di musica in costante
tensione positiva. Che culmina nei caldissimi 18'39" della
conclusiva title-track: la BYG è viva e lotta insieme a noi. (da Rumore n. 288)