Il negro come scimmia.
La Gazzetta dello Sport augura a tutti i lettori un buon Euro 1712.
24/06/12
22/06/12
15/06/12
12/06/12
Froci
E quindi Cassano ha detto che se ci sono dei "froci" in squadra spera di no ed è comunque "un problema loro".
Non mi soffermerei più di tanto a parlare di omofobia, per così dire, diretta.
Non so nemmeno se Cassano e i suoi compagni lo siano, anzi mi sento di dire che non lo siano, avendo sicuramente fra i loro amici e i loro compagni di squadra dei gay e convivendoci molto normalmente (come molta gente fa nel quotidiano, anche chi pubblicamente dichiara il contrario).
Noto piuttosto un meccanismo indiretto.
Ovvero: quando si tocca l'argomento, i calciatori non riescono nemmeno a buttar lì una dichiarazione finta come fanno quando devono parlare di ogni altra cosa, una banalità di quelle che i giornalisti e il pubblico vogliono sentirsi dire. Tipo "alla fine decide il mister", "abbiamo fatto una partita importante", "noi ci crediamo ancora", "fin da bambino sognavo di indossare questa maglia".
Tanto più se davvero "il mister mi ha detto che mi facevate 'sta domanda", e preparati una cazzo di risposta minchiona del genere, dio cristo! Fai contento il mister, che primo nella storia del calcio italiano ha appena detto delle cose sensate sull'argomento. Immagina che verrai (giustamente) messo in croce per la cazzata che stai per dire. Cerca di essere ipocrita, quantomeno.
E invece deve essere più forte di loro.
Sia il riflesso condizionato. Sia la pressione esterna che subirebbero da parte del "sistema". Non solo dichiarandosi gay - questo purtroppo lo diamo ormai per scontato - ma anche solo dicendo qualcosa di scontato e buonista, un "ognuno ha il diritto di vivere la sua vita come vuole" qualunque, o un "non mi interessa, sono qui per giocare a pallone".
Roba da nulla, in un ipotetico mondo messo bene, ma che a quanto pare basterebbe per venire additati come "amici dei froci" negli stadi e nell'ambiente calcistico.
Adesso vediamo se il mitico "codice etico" del mister è ancora in vigore.
Non mi soffermerei più di tanto a parlare di omofobia, per così dire, diretta.
Non so nemmeno se Cassano e i suoi compagni lo siano, anzi mi sento di dire che non lo siano, avendo sicuramente fra i loro amici e i loro compagni di squadra dei gay e convivendoci molto normalmente (come molta gente fa nel quotidiano, anche chi pubblicamente dichiara il contrario).
Noto piuttosto un meccanismo indiretto.
Ovvero: quando si tocca l'argomento, i calciatori non riescono nemmeno a buttar lì una dichiarazione finta come fanno quando devono parlare di ogni altra cosa, una banalità di quelle che i giornalisti e il pubblico vogliono sentirsi dire. Tipo "alla fine decide il mister", "abbiamo fatto una partita importante", "noi ci crediamo ancora", "fin da bambino sognavo di indossare questa maglia".
Tanto più se davvero "il mister mi ha detto che mi facevate 'sta domanda", e preparati una cazzo di risposta minchiona del genere, dio cristo! Fai contento il mister, che primo nella storia del calcio italiano ha appena detto delle cose sensate sull'argomento. Immagina che verrai (giustamente) messo in croce per la cazzata che stai per dire. Cerca di essere ipocrita, quantomeno.
E invece deve essere più forte di loro.
Sia il riflesso condizionato. Sia la pressione esterna che subirebbero da parte del "sistema". Non solo dichiarandosi gay - questo purtroppo lo diamo ormai per scontato - ma anche solo dicendo qualcosa di scontato e buonista, un "ognuno ha il diritto di vivere la sua vita come vuole" qualunque, o un "non mi interessa, sono qui per giocare a pallone".
Roba da nulla, in un ipotetico mondo messo bene, ma che a quanto pare basterebbe per venire additati come "amici dei froci" negli stadi e nell'ambiente calcistico.
Adesso vediamo se il mitico "codice etico" del mister è ancora in vigore.
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