16/12/10
1. CARIBOU. Swim (City Slang).
Racconta Dan Snaith, titolare della ragione sociale Caribou, di aver realizzato Swim seguendo due diversi flussi creativi, distinti in origine e fusisi insieme strada facendo. Da un lato, il flusso legato alla sua carriera di autore pop dal gusto retro-moderno, fra i Beach Boys, gli Zombies, il kraut rock e il taglia-e-cuci digitale più casalingo (vedasi il pregevole Andorra, uscito nel 2007). Dall'altro, il flusso originato dalla sua più recente attività di DJ, e dalla necessità di produrre autonomamente tracce da suonare nei club. Materiale autografo pensato quindi per le piste da ballo più che per una pubblicazione tradizionale, da testare sul campo sera dopo sera e da aggiustare di conseguenza in un continuo lavoro “in progress”. Al termine di questo percorso, con l'album finalmente a disposizione, c'è poco da aggiungere: la fusione è riuscita perfettamente, e impone in via definitiva Snaith come uno dei musicisti più interessanti ed emozionanti in circolazione. Strumenti ecustici ed elettronici interagiscono in maniera organica, come fossero una cosa sola, e vanno a creare un suono che sa di passato e di futuro insieme, tanto curato quanto fragile e spontaneo. Le nove tracce dell'album hanno sia i ritmi in 4/4, le strutture e il dettaglio sonoro tipici della dance, sia le melodie in bilico fra estasi e malinconia per le quali il canadese con residenza a Londra è noto. La bilancia pende ora più da una parte (l'ipnotica Bowls, con campane tibetane e accordi house, è davvero qualcosa di straordinario) ora più dall'altra (come in Kaili, senza batterie, spinta da strati di sintetizzatori e voci in falsetto), ma sta soprattutto ben salda nel mezzo: le pulsazioni disco-funk sincopate di Odessa - che non sfigurerebbe affatto nel repertorio dei colleghi Hot Chip - e il calore analogico della sognante Sun, splendida accoppiata scelta per aprire il disco, sono una dichiarazione esplicita in tal senso. Così come la conclusiva Jamelia, cantata da Luke LaLonde degli indie-rocker Born Ruffians, riassume al meglio quanto detto con una delicatezza rara, facendo contemporaneamente intuire possibili sviluppi futuri. Ma lungo tutti i 43 minuti di Swim è come se, arrivando da percorsi quasi opposti, Caribou e l'amico Kieran Hebden/Four Tet dell'ultimo There Is Love in You finisssero per ritrovarsi fianco a fianco, convergendo su una dance dal volto umano e dall'umore positivo. Uno dei suoni del momento, senza dubbio.
(Il Giornale Della Musica n. 270)
(bonus 1)
A chiusura di un fantastico 2010, anno durante il quale il mondo si è finalmente accorto della sua grandezza e lui ha fatto di tutto perchè ciò accadesse, Dan Snaith festeggia con un doppio vinile registrato dal vivo a New York, in occasione del festival All Tomorrow's Parties del settembre 2009. Prima di Swim, dunque, con il repertorio dei tre album precedenti equamente rappresentato. Noi festeggiamo con lui, anzi con loro: sul palco erano più o meno in quindici, un'orchestra comprendente Four Tet, Koushik, Luke Lalonde (Born Ruffians), un quintetto di fiati, quattro batteristi e – come giustamente sottolineato fin dalla ragione sociale – una leggenda del jazz più out come Marshall Allen, sassofonista e leader della Arkestra di Sun Ra. Festeggiamo perchè sono 55 minuti di musica davvero magica, alla confluenza di kraut rock, pop anni '60 ed euforici impulsi free, trainati da una Melody Day ridotta all'osso e che incanta.
(Rumore n. 226)
(bonus 2)
(...) ecco arrivare Swim Remixes (City Slang). Raccolta di cose già sentite e novità, e livello medio altissimo: basterebbe Motor City Drum Ensemble da solo con la sua monumentale Leave House, e invece ci sono anche James Holden, Junior Boys, Gold Panda, Fuck Buttons, un doppio DJ Koze, Gavin Russom, Ikonika e Walls fra gli altri. Tutti ad altissimi livelli, evidentemente felici di confrontarsi con cotanto campione, e di andare a comporre un album che scorre ed emoziona con il calore di una riunione di spiriti affini, più che come una semplice raccolta di remix.
(Rumore n. 228)
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- 1. CARIBOU. Swim (City Slang).
- Perchè Google Maps è la cosa più bella che c'è
- 2. MASSIMO VOLUME. Cattive Abitudini (La Tempesta).
- 3. HOT CHIP. One Life Stand (Parlophone).
- 4. FOUR TET. There Is Love in You (Domino).
- Donne e buoi dei paesi tuoi
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