50. Bruce Springsteen “The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle” 1973. (cd CBS, usato, € 2.50).
C’è un qualcosa di struggente, nel Boss dei primi tempi. Bollino rosso della banalità acceso, perdonate chi scrive, ma la tristezza ed il romanticismo della costa del New Jersey, i mille personaggi chiamati per soprannome, la vita dura ma spensierata e comunque possibile, non ancora resa amara e poi tragica dal passare degli anni, fino alla rappresentazione in bianco e nero del fallimento che è “Nebraska”, tragico e meraviglioso.
Ho sempre però snobbato, in un certo senso, questo secondo album del Boss. Arrivato a lui nel 1984 per via di famose canzoni, faticavo a godermi i brani lunghi e ricchi di sfumature di “The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle”, intrisi di black music stradaiola che solo più tardi avrei cominciato a capire meglio. Qualcosa mi sfuggiva, rendendolo il disco di Springsteen che meno avrei ascoltato da allora ad oggi. E sbagliavo, perché di un gran disco si tratta, a cominciare dalla copertina. Ma non mi dilungo oltre, perché ogni disco di Springsteen dal primo a “Born In The U.S.A.” è a modo suo indispensabile. Con “Darkness On The Edge Of Town” e, appunto, “Nebraska” un po’ più indispensabili degli altri.
51. VV.AA. “I’m A Good Woman – Funk Classics From Sassy Soul Sisters” 2002. (cd Harmless, nuovo, € 16.00).
La serie, dal sottotitolo dovreste esserci arrivati, è di quelle cruciali. Partita in quarta con il primo volume, ha messo la quinta con il secondo (mostruoso!) e giunge adesso al terzo. Che se non raggiunge l’inarrivabile predecessore offre comunque quello che promette, eccome!
L’inizio, Jeannie Dee e Gladys Knight & The Pips, è ruvido come pochi. Poi vengono Barbara Acklin, soul singer in una rara e sensuale escursione funk, una Chaka Khan di fine decennio non ancora completamente disco (ma già membro delle Black Panthers!), una Betty Davis sempre sfrontata come poche, Anna King a rispondere a James Brown con la sua “Mama’s Got A Bag Of Her Own”. E poi Margie Alexander, Pointer Sisters, Marie “Queenie” Lyons, Denise Keeble, Gloria Edwards e Patrice Rushen.
Da brividi la versione live di “Respect” a cura di Marva Whitney, che parte piuttosto fedele a quella di mamma Aretha per trasformarsi in un delirio di assoli (dietro c’è la band di James Brown, amici) ed invocazioni. Ma una spanna su tutte, ancora una volta, sta Mary Jane Hooper: la sua “I’m In A Lovin’ Groove” è pura dinamite funk dall’inconfondibile tocco New Orleans.
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