46. VV.AA. “The Rustler Presents: Because You’re Funky” 2002. (cd nuovo, Lo, € 20.10).
Ricordate la raccolta “Super Funk” di cui ho parlato qualche tempo fa? Bene. Qui, almeno per quanto riguarda la (inesistente) notorietà dei nomi coinvolti, siamo in territori limitrofi. Ventiquattro brani tratti da 45 giri che definire rari è un eufemismo. Chi ha mai sentito nominare Les Cooper And His Soul Rockers o The Black On White Affair alzi la mano. Laddove la grandiosa “Super Funk” presentava però soul-funk abbastanza canonico fedele ai vari stili dell’epoca, questa raccolta stupisce invece per l’originalità e la varietà del materiale, oltre che per la carica animalesca di saxofonisti indemoniati e batteristi anfetaminici. Indisponibili dati certi, l’ordine dei pezzi pare cronologico: si comincia in fumosi club sleazy a cavallo tra i ’50 e i ’60, con surf, lounge e certo garage/errrebì dietro l’angolo, e si finisce nei ghetti dei ’70, che a questo punto dovreste già conoscere almeno un po’. Ogni pezzo è una chicca, ogni pezzo ha in sé un qualcosa di irresistibile, un passaggio, una rullata, un assolo. Cristo, ci avessero lasciato in eredità anche soltanto “Fi-Yi Dance” (come altamente probabile) e il suo andamento ammiccante su base di chitarra acustica, non meriterebbero forse i Soulful Two di essere quantomento sentiti nominare dai più? Davvero, siamo in presenza di genio allo stato puro.
Seconda piazza per un’inezia a Curly Davis & The Uniques: la loro “Black Cobra Part One” è impiantata su di un un riff chitarristico memorabile, ha un break illuminante e non sfigurerebbe giusto un po’ imborghesita su un qualunque “Mo’ Plen”.
E il crossover Booker T/Steppenwolf in commovente finto live di Danny Freeman And The Soul Superiors allora? E il proto-dub da spogliarello di Jerry And The Medicine Men? E il groove assassino di “Funkity” dei Four Of Clubs? E il finale di disco sempre più spaziale/pischedelico con Seven From Eleven, Creations Unlimited e Burning Star?
Lo so che lo dico quasi sempre, ma stavolta credetemi, ne vale la pena. Se controllate, è forse il disco che ho pagato di più fino ad ora, e non rimpiango nemmeno un centesimo. Piacerà a chi ama il funk, ma anche e forse soprattutto a garage-rockers di varia natura, complice il ricorso in molti brani alle classiche dodici battute, e a loungers in cerca di suggestioni cinematiche.
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