21/04/03
18. Roots Manuva Brand New Second Hand
(Big Dada/Ninja Tune 1999, cd nuovo, € 5.00)
19. Roots Manuva Run Come Save Me
(Big Dada 2001, cd nuovo, € 5.00)
Nello stesso suddetto negozio e per gli stessi 5 euro a pezzo, mi guadagno la discografia quasi completa di Roots Manuva, ovvero quello che è stato unanimemente descritto come il migliore rapper inglese di tutti i tempi. Alcuni staranno pensando a George Weah o a Jari Litmanen, e a quanto sia relativamente facile essere il miglior calciatore di tutti i tempi in Liberia o in Finlandia, ma il paragone per quanto azzardato pare reggere: primo, non si ricordano grandi exploit britannici in campo hip-hop; secondo, Rodney Smith è un rapper di levatura mondiale. Scuro e severo, spesso produttore oltre che rimatore, ha cose da dire e le dice sicuro su basi che fondono hip-hop newyorkese, fumosa battuta bassa come Ninja Tune comanda e influenze jamaicane da buon londinese.
Brand New Second Hand (lo esaltarono all’epoca “Mixmag”, “NME” ed “Echoes”) è un esordio che colpisce, dall’iniziale Movements alle wutangiche Sinking Sands e Juggle Tings Proper, dalle movenze dub di Inna e Strange Behaviour a quelle ragga di Big Tings Gwidarn. Forse solo un po’ troppo lungo e faticoso nella sua parte finale, piazza comunque in chiusura una Motion 5000 degna di nota. Bellissima l’idea grafica, così come quella del successivo Run Come Save Me, entrambe molto poco riconducibili all’iconografia hip-hop tradizionale.
Run Come Save Me è l’album della maggiore età. Dopo un breve interludio di archi e voci eteree, che anticipa la conclusiva e splendida Dreamy Days, è subito il momento della spezzettata Bashment Boogie e del potente singolo Witness (1 Hope), guidato da una vibrazione electro-dub che anima anche la seguente Join The Dots in compagnia di Chali 2na dei Jurassic Five. Dub Styles ha un ritmo reggae trasfigurato stranissimo, ed anche Ital Visions e Highest Grade riverberano echi isolani. Swords In The Dirt è una jam corale con sei amici ospiti, Sinny Sin Sins una lucida autobiografia religiosa.
Non tutto il disco è all’altezza degli episodi citati, anche qui un po’ di pezzi meno fantasiosi appesantiscono il tutto, ma non cambia la sostanza: non sottovalutate Roots Manuva.
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