83. Bob Marley & The Wailers “Catch A Fire” 1973. (cd nuovo, Island, € 4.00).
Un attimo di pausa dal tour de force Motown, ed uno di quei classici senza tempo che dovreste già avere in casa qualunque tipo di musica ascoltiate. Nove classici, uno dietro l’altro.
Già parlai in passato di quanto allo stesso tempo ami il reggae e non consideri Bob Marley reggae, ma icona a sé stante. Icona incommensurabile, badate. È che mi ha sempre fatto incazzare l’equazione reggae=Marley=canne, come se il filo conduttore (e non uno dei fili conduttori, e neppure il più forte) di quarant’anni di musica jamaicana fosse quello. Che gli sguardi stupiti quando dico contemporaneamente, con capelli corti o cortissimi e aspetto ordinato, che la mia musica preferita è il reggae e che non fumo dipendano anche da questo assunto a dir poco superficiale? Detto questo, come già dissi parlando del live “Babylon By Bus” (vedi archivio di gennaio), viva Marley.
“Catch A Fire” è il primo album dei Wailers ancora trio (anzi quintetto, visto che Aston e Carlton Barrett ne fanno parte a tutti gli effetti), ma già sbilanciati di nome e di fatto verso Bob, concepito per il mercato rock tradizionale. La versione originale passò attraverso ulteriori sessions di sovrincisione a cura di musicisti bianchi, che secondo leggenda lo resero più commestibile ad un pubblico non ancora avvezzo al reggae. Da qualche tempo ne gira, a prezzo nemmeno esorbitante, una deluxe edition doppia, contenente la versione internazionale e quella jamaicana primigenia, oltre immagino a qualche inedito o live. Grafica curata, note e tutto quanto.
Io, chissà perché, non ho comprato quella (ragionamento delirante che un po’ mi vergogno ad esporre: “mah, che palle, due volte lo stesso disco…”), ma la versione semplice e singola, rimasterizzata con due inediti e libretto con i testi. Sì, perché se non lo sapeste tutta la produzione del suddetto per la Island è stata rimasterizzata e ristampata dalla Universal con due/tre inedite per album e messa sul mercato a 10 euro. Logico quindi l’acquisto in blocco (che io a tuttoggi rimando o intendo dilazionare nel tempo), ad esclusione come ormai ovvio di “Catch A Fire”. Avendo già il suddetto titolo in vinile, capirete quindi che una mezza cazzata sento di averla fatta.
Ok, ho “High Tide Or Low Tide” (strana, molto moderna e soul…) e “All Day All Night” (bella, con le voci di Peter Tosh e Bunny Wailer più presenti del solito), ma ci sono pure sul doppio per dio! E non saprò mai com’è “Baby We’ve Got A Date (Rock It Babe)” senza la slide invadente di questo tale Wayne Perkins, o se avrei potuto fare a meno dei sintetizzatori di un temibile John “Rabbit” Bundrick.
L’enigma del tempo sull’attacco di “400 Years”, invece, penso che non lo risolverò mai.
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