Archivi a posto, yo!
Per i lettori più recenti: andateveli a leggere, quando avete cinque minuti.
93. Bruce Springsteen “Greetings From Asbury Park, N. J.” 1975. (cd nuovo, CBS, € 5.00).
Non sono un tipo da fiere del disco. Più volte ho suscitato meraviglia in chi mi conosce vagamente come “uno appassionato di musica” e credendo di darmi una dritta da paura mi indicava imminenti convention, rispondendo a monosillabi disinteressati. Non sono un collezionista e di dischi ne compro già a sufficienza così. Non mi interessa quasi per nulla il disco come oggetto raro, mi interessa quello che c’è dentro il disco e quello che ne esce fuori. Ma se la fiera del disco capita a tre minuti esatti da casa in una calda domenica di tarda primavera, posso anche farci un salto. Forse il temuto quartiere multiculturale non ne uscirà più tollerante o vivibile come pare lasci intendere il manifestino della manifestazione di cui la fiera fa parte. Forse sarà soltanto un’occasione per qualcuno di farsi un giro nel pericolo e spendere qualche soldo, come pare lascino intendere gli organizzatori. In un caso o nell’altro, chi ne esce con le ossa rotte è il mio portafoglio. Ma i prossimi undici titoli valgon bene un sacrificio, no? Non fumo nemmeno…
Ad ogni modo, il primo banco è un’insidia. Troverai sicuramente cose interessanti, ma c’è un’intera piazza ancora da esplorare. Che fare? Comprare? In questi casi, i dischi comprati nel primo banco (o nel primo negozio, o dalla prima distribuzione al concerto) si rivelano di solito i meno indispensabili; meglio quindi andare sul sicuro e cominciare con un recupero di materiale che già ho su vecchia cassetta. Il primo di Bruce Springsteen, che dite?
Sono solo io, o basterebbe la foto sul retro ad inquadrare il disco ed il clima che lo pervade? Già dissi a proposito del secondo album (vedi archivio giugno) di quell’atmosfera romantica e libera in cui gli esordi del Boss ti trasportano. Il senso tangibile della vita di fronte e della determinazione a viverla. Anche “Greetings From Asbury Park, N. J.” suona così, ma dove “The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle” segnava una netta svolta verso suoni neri, questo è il lavoro di un cantautore. Atipico, scapigliato, verboso fino all’eccesso (ogni testo è una storia raccontata senza lasciar cadere nessun particolare), a tratti dylaniano, già capace di vergare future pietre miliari (“Growin’ Up”, “Lost In The Flood”, “For You”, “Spirit In The Night” per dirne solo qualcuna).
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