Il tizio corre da solo, è chiaro. Almeno dal fenomenale Fabric 55 di due anni fa, tutto autografo. Dubstep, techno, ambient, minimalismo, avanguardia, etnografia, chi se ne frega. Chiuso alla grande il 2011 insieme a Pinch, Shackleton apre l'anno nuovo con un mostro che alza l'asticella di un'altra tacca o due, la sua creatura più aliena e rivoluzionaria. Una suite di 65 minuti divisa in cinque parti, Music for the Quiet Hour, che sviluppa le zone più rarefatte e grigie della sua musica, vagando mentalmente e fisicamente senza perdere di vista la narrazione. Come moderna musica classica per nulla tranquilla, che anzi fiorisce di continuo. The Drawbar Organ EPs (tre vinili o un altro cd, dipende dalla versione del box) sono in confronto puro Shackleton, con aggiunta di un organo elettrico con cui il nostro si dà un inusuale tocco di leggerezza, continuando ad esplorare come il suo celebre omonimo. (Rumore n.245)
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