121. Stiff Little Fingers “Nobody’s Heroes” 1980. (cd nuovo, EMI, € 10.78).
Venire dopo “Inflammable Material” (vedi archivio di luglio) è compito ingrato. Ma gli Stiff Little Fingers riescono a cavarsela con un album che del suo illustrissimo predecessore può essere considerato la versione più abbordabile e matura.
Mancano infatti l’effetto sorpresa, la rabbia che straborda da ogni solco, la spontaneità incoercibile e sgraziata di “Inflammable Material”, e non è certo cosa da poco. Ma non tutto il male viene per nuocere: il suono è infatti più pieno e focalizzato, e la penna dei quattro ha ancora in serbo un bel po’ di classici solo leggermente più melodici dei precedenti. “At The Edge” è il loro singolo più famoso (roba da classifica e “Top Of The Pops”), ma tutto il primo lato viaggia che è un piacere, e sotto certi aspetti pone le basi per il pop-punk da venire: “Gotta Getaway”, “Wait And See”, “Fly The Flag” e la title-track sono inni che anche dal vivo trascinano le folle.
Comincia all’insegna dei ritmi jamaicani il lato b, con la strumentale “Bloody Dub” (versione appunto dub di una b-side) e l’altra celebre cover dei quattro di Belfast. Dopo Bob Marley e “Johnny Was” sul primo album, ecco i contemporanei Specials e “Doesn’t Make It Alright”. Meraviglia. “I Don’t Like You” e “No Change” (scritta e cantata dal chitarrista Henry Cluney) aggiungono poco, “Tin Soldiers” chiude epica.
Anche in questa ristampa, un po’ di inediti: “Bloody Sunday” innanzitutto, la b-side di cui sopra. “Straw Dogs”, il primo singolo consegnato per onorare il nuovo contratto major, roba pensata invendibile e invece finita al numero 44 delle classifiche. “You Can’t Say Crap On The Radio”, polemica come il titolo lascia intendere. Infine, la seconda parte dell’intervista a Jake Burns cominciata nella ristampa di “Inflammable Material”.
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