9. Black Zone Myth Chant Mane Thecel Phares (Editions Gravats)
Come
un oggetto volante non identificato, che dichiara fin dalla copertina
la sua devozione all'eterno Sun Ra, il secondo del francese High Wolf
come Black Zone Myth Chant piomba fra noi e lascia del tutto
spiazzati. Affascinati e impauriti in parti uguali. Pare di
riconoscere sembianze familiari, ma subito dopo appare altro.
Pare di essere avviati su una strada, e quando è
troppo tardi per tornare indietro ci si accorge che invece è
un'altra. Sono otto labirinti, ostici a prima vista, inebrianti una
volta dentro. E dentro c'è tutto:
footwork, ma distante anni luce da quasi tutto il footwork sentito
fin qua; un'Africa immaginata più che reale; amore per dub e jazz;
techno,
come attitudine all'esplorazione elettronica; beatmaking
astratto e dopato; l'esperienza del Lupo con droni e psichedelia.
Pazzesco. (da Rumore n. 280)
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