Destinato in area "pop" come segno di speranza in un mondo migliore, scusate l'enfasi. Un mondo in cui chi ascolta musica sia in grado di elaborare oltre Ligabue e Biagio Antonacci; in cui Antônio José Santana Martins e quelli come lui non debbano sempre passare per i geni pazzarielli che fanno musica difficile, ma anzi siano protetti e riveriti. Perché in fondo quelle di Tropicália Lixo Lógico sono canzoni, solo che in ognuna ce ne sono tre, quattro, cento. Tutte belle. Tanto dadaiste e bislacche - parliamo di uno dei pilastri del tropicalismo brasiliano, per chi arrivasse ora - quanto giocose, gioiose, frizzanti. Ricche come intere discografie, smontate e rimontate davanti ai nostri occhi da uno Zé beffardo e aperto verso l'esterno come non mai, in forma smagliante nonostante i 76 anni suonati. In quello che ha tutta l'aria di essere il suo miglior disco da quando ha ricominciato a farne. Almeno. (Rumore n.250)
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