Si è fatto nuovamente tempo di classifiche, quelle che uno dei giornali per i quali scrivo chiede ai suoi collaboratori quando si avvicina la fine dell'anno. Un po' presto, lo so, visto che si tagliano fuori un paio di mesi che poi da bravi pignoli non possiamo fare rientrare dalla finestra fra un anno, ma va così.
I dieci migliori dischi del 2010 e le dieci migliori ristampe, a cominciare da queste ultime. Per le quali si rende necessaria una premessa, visto come spesso e volentieri nelle graduatorie finali sembra contare più il valore del titolo originale che l'operazione in sè.
Per chi scrive, il valore del titolo originale è solo uno dei fattori in gioco, e nemmeno il più importante. Ristampassero persino il primo dei Velvet Underground, ma così come era uscito nel 1967 (anche rimasterizzato: mi piacerebbe affermare con sicurezza che un bel lavoro del genere fa la differenza, ma a meno che non si tratti di roba che suonava davvero di merda e ora suona decentemente, purtroppo non ne sono in grado), per me non è la ristampa dell'anno.
Altri fattori contano di più.
Quanto fosse raro fino a ieri il materiale ristampato, se fosse mai stato ristampato o se fosse mai stato stampato fuori dal suo Paese di provenienza.
Quanto il ripescaggio denoti un'idea creativa e originale da parte di chi lo ha curato.
Quanto il ripescaggio stesso apra nuove strade alla musica prodotta nel presente o si inserisca in tendenze nascenti oggi, in questo caso proponendosi come titolo del tutto nuovo e non vecchio.
Quanto l'edizione sia curata dal punto di vista iconografico, e se includa o meno scritti critici, contestualizzazioni, note biografiche, curiosità.
E quanto la musica valga, naturalmente.
Cinque titoli dunque, cominciando da domani o dopodomani con il quinto e poi a salire.
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