27/11/09

13. THE ANTLERS. Hospice.



13
THE ANTLERS
Hospice
(Frenchkiss)

Probabilmente, vista la tendenza del sottoscritto a ripetere a oltranza quei quattro concetti ritenuti validi con la tenacia di un ottantenne, lo si sarà già detto. Ci si accoge di essere in presenza di dischi e di artisti speciali quando della loro opera si può dire che è bianca e nera, che è calda e fredda, che è piccola e grande. I sentimenti suscitati sono opposti e vanno di pari passo, il loro coesistere ne moltiplica la potenza. Entri Hospice, album di debutto dei newyorkesi Antlers pubblicato a marzo in proprio, ad agosto da Frenchkiss e ora da !K7 per l’Europa. Opera concepita in totale isolamento da tale Peter Silberman, e registrata in un appartamento di Brooklyn mentre la sigla diventava un trio con l’arrivo del batterista Michael Lerner e del polistrumentista Darby Cicci. Un anno e mezzo senza mettere il becco fuori di casa. Un album solenne, sentimentale e semplice, fatto di canzoni fragili e crescendo tanto rari quanto impetuosi, indole shoegaze e lirismo. Con una storia che si dipana fra i suoi solchi e i suoi testi, e lo lega idealmente ad altri concept album sui generis come In the Aeroplane Over the Sea o Funeral. Morte e speranza quindi, dolore e rinascita, brutto che diventa bello. “Il disco,” racconta Silberman, “racconta la mia esperienza in una relazione molto difficile, come sono riuscito ad uscirne e l’effetto che ha avuto sulla mia vita al tempo. Cose drammatiche, capaci di cambiarti la vita. Ho passato tanto tempo in ospedale con una persona, e un ospedale è un ambiente bizzarro, specialmente i reparti dei malati di cancro. In particolare, ero in quello infantile, ed era un posto molto intenso. Ma c’era anche molta positività. Penso che Hospice abbia un lieto fine: il punto è non necessariamente il dolore, ma l’autodeterminazione.”
(da Rumore n.213)

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