154. The Polyphonic Spree “The Beginning Stages Of…” 2002. (cd usato, 679/Good, € 9.50).
Della band in questione lessi su un numero estivo di “Mojo” –l’unico che posso vantarmi di citare, essendo l’unico che io abbia mai letto- a proposito di un concerto londinese, del quale era pubblicata anche una foto, e la mia attenzione fu subito catturata. Un’accolita di ventiquattro indie-rockers in tunica bianca, guidati da un leader quasi capellone che sotto la tunica indossava New Balance e pareva mosso da uno spirito meno pacchiano di quanto le caratteristiche dell’operazione lasciassero immaginare.
Ecco i Polyphonic Spree, quindi, ed ecco il loro album di esordio che in poco tempo ha raggiunto status di classico e fatto impazzire mezzo mondo. L’idea è indubbiamente affascinante: pop orchestrale e sognante, solare e rilassante sulla scia dei Beach Boys di “Pet Sounds”, ma anche di Beatles, Flaming Lips et similia, tutto pompato da un coro di una ventina di persone che innalza il tutto verso paesaggi celestiali. E per nulla pacchiani.
“The Beginning Stages Of…” si prende un po’ di tempo in più del previsto, ma quando finalmente entra in circolo immerge l’ascoltatore in un’atmosfera positiva e calorosa, per nulla appesantita dall’imponenza della formazione. Le sue prime nove sezioni sono una più bella dell’altra, e persino la decima -trentasei minuti abbondanti di rumori di fondo elettronici, detta così rischia di essere l’incubo che rovina quanto di bello è successo in precedenza- si fa ascoltare e sembra una conclusione sensata e pertinente per questo piccolo capolavoro.
Nessun commento:
Posta un commento