131. Isaac Hayes “The Isaac Hayes Movement” 1970. (cd usato, Stax, € 5.00).
Avviso ai naviganti: questo non è l’Ike delle colonne sonore blaxploitation, del private dick John Shaft e dei wah-wah dappertutto. L’Isaac Hayes solista vero e proprio è un raffinato e sensuale crooner, che senza preoccupazioni commerciali (soltanto quattro pezzi molto lunghi qui, idem nel capolavoro gemello “Hot Buttered Soul”) getta le basi per molta della musica nera (e non solo) a venire.
Due i brani portanti: la toccante versione di “I Stand Accused” di Jerry Butler, undici minuti e trentasette di soul blues ora recitato e ora sostenuto da cori femminili, e la conclusiva splendida “Something”, la più celebre ballata firmata da George Harrison per i Beatles, dilatata a undici minuti e quarantacinque. In mezzo, le forme più pop di “One Big Unhappy Family” e del classico Bacharach “I Just Don’t Know What To Do With Myself”. Vocione da brividi, arrangiamenti perfetti.
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