23/01/02

Via Po, di ritorno dal cinema pomeridiano, prendo la strada più lunga.
Nella vetrina del negozio di dischi usati non c'è nulla di interessante, e il poco pudore rimasto mi impedisce di entrare. Ma entro in libreria poco più avanti.
"Esco A Fare Due Passi", di Fabio Volo. E "Canne Al Vento", di Grazia Deledda. Che coppia, i due. La commessa avrà pensato che stessi recuperando regali di natale a due persone diverse, o che fossi pazzo. Ma non me li sono fatti incartare, non dovrei essere pazzo e probabilmente nemmeno così platealmente eccentrico come la scelta farebbe pensare.
Trovo Fabio Volo simpatico e intelligente. La sua trasmissione su Deejay rendeva meno miserabile lo svegliarmi ogni mattina per andare a fare il tragico lavoro che facevo fino a tre mesi fa (non chiedetemi cosa facevo perchè, e dico sul serio, non saprei cosa dirvi). Il suo libro lo adocchiavo già da un po', ma devo ammettere che la scritta "8900 lire" su fondo oro faceva la sua parte.
Grazia Deledda mi è tornata in mente ieri sera a cena.
Eravamo in quattro, più o meno trentenni, e parlavamo di libri e film con la televisione spenta.
Ed è tutto vero, cristo. Ma allora succedono davvero queste cose? Comunque, sono sempre lo stesso, e se perdo una puntata di "Centovetrine" è sempre una piccola tragedia.
Grazia Deledda... mi ha sempre affascinato l'ìdea di questa scrittrice donna e sarda di inizio secolo. Sono un continentale irrecuperabile al 100%, ma ho metà parenti in Sardegna, e adoro tutto quello che riguarda l'isola. Ogni tanto vado pure a prendere il caffè nel bar di via San Pio V, dove è servita birra Ichnusa e si legge "L'Unione Sarda".
Ho letto "Elias Portolu" e "La Madre", rimanendone malinconicamente estasiato, ma non il più celebre di tutti, appunto "Canne Al Vento".
Grazia Deledda mi è tornata in mente ieri sera discutendo di una presunta superiorità dei classici sui libri attuali. Io sui classici sono carente. Ne leggo, ma se devo proprio scegliere scelgo un libro nuovo, magari mediocre, magari completamente dimenticato fra un mese, ma di adesso.
Rispetto a cento o duecento anni fa esce un'enormità di libri, e più persone li leggono, ma anche cento o duecento anni fa saranno usciti dei libri di merda, o no? Forse la percentuale sul totale era soltanto un po' diversa. Ma difficilmente mi sentirete dire che "con i classici non c'è paragone" o roba simile. In attesa che i miei libri di adesso diventino dei classici, ovvio.
Ok, forse non quello di Fabio Volo. Che però va letto oggi, oppure non va letto per niente.

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