d9. Wu-Tang Clan “Iron Flag” 2001. (cd Loud, nuovo, € 17.52, AMG)
La sorpresa è grande quando, non so bene come, capito su una recensione di tal album “Iron Flag” a firma Wu-Tang Clan. E che cazzo è? Il nuovo! Il nuovo!
Cosa volete che vi dica, l’evoluzione dell’hip-hop starà pure altrove, ma con il Clan tocca fare i conti lo stesso. Dove l’eterogeneo, forse dispersivo, ma sottovalutato “The W” cercava di allargare l’orizzonte sonoro di riferimento, questo “Iron Flag” suona compatto e scorre liscio dall’inizio alla fine.
Posto in apertura, l’incedere incalzante di “In The Hood” fa sperare in un aggiornamento degli stilemi tipici, ma purtroppo non è sempre così. Si stemperano decisamente le atmosfere drammatiche che hanno reso celebre il gruppo, che nel prosieguo dell’album osa solo qua e là (la scarna e tribale “Soul Power” con featuring di Flavor Flav), sopperisce con il mestiere dove l’ispirazione sembra vacillare, infila una manciata di classici (“Ya’ll Been Warned” su tutti, centro-per-cento Wu) e due featuring di prestigio (Ron Isley, oltre al citato Flav) e alla fine se la cava comunque.
I miei uomini? GZA e Method, ma è facile, e pure Inspectah Deck. La scheggia impazzita ODB manca, e si sente.
Il mio Wu-album preferito? Sempre “Liquid Swords”, ancora imbattuto.
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